Si è parlato più volte di possibili rischi per la privacy degli utenti in possesso di uno smartphone di nuova generazione, più in particolare in relazione alle informazioni contenute all’interno del telefono. A puntare nuovamente il dito contro i device più moderni, in particolare quelli equipaggiati i con sistemi operativi iOS e Android, è la redazione del Wall Street Journal.
L’articolo, comparso nel fine settimana sulle pagine del quotidiano statunitense, mette in evidenza l’ambiguo comportamento di alcune applicazioni distribuite mediante i rispettivi servizi di digital download, ovvero App Store e Android Market.
Il codice in esse contenuto potrebbe infatti a volte carpire volontariamente dati come l’IMEI del dispositivo o la posizione geografica, inviandole attraverso la connessione Internet e network specializzati nell’ambito dell’advertising, il più delle volte con il fine di mostrare annunci pubblicitari mirati. Il tutto, ovviamente, senza notificarlo in alcun modo agli utenti.
Addentrandosi nei numeri che riguardano la ricerca condotta dal WSJ, si scopre che su 101 applicazioni testate (tutte molto diffuse), ben 56 trasmettono di nascosto il codice identificativo del telefono ad aziende esterne, 47 fanno la stessa cosa con la posizione geografica rilevata grazie al modulo GPS e, infine, cinque inviano dati come l’età dell’utilizzatore, il sesso e altre informazioni personali o anagrafiche. Tra i software più “attivi” in questo ambito vanno citati TextPlus 4, Pandora, PaperToss, Grindr e il popolare gioco Angry Birds che ad oggi vanta diversi milioni di download su entrambe le piattaforme.