Il 2015 sarà un anno speciale. E non solo perché durerà un secondo in più, così da aggiustare il fisiologico rallentamento della rotazione terrestre alla misura del tempo, ma anche per un appuntamento immancabile il prossimo 21 ottobre: l’arrivo di Marty McFly e del dottor Emmett Brown a bordo della loro DeLorean. Quali previsioni si sono avverate rispetto al film del 1989, quali si sono rivelate sbagliate e quali, ancora, risultano futuribili?
La data è cara a tutti gli appassionati di “Ritorno al Futuro: parte II”, tanto da essere protagonista ormai da un biennio dei più assillanti meme. Il 21 ottobre la macchina del tempo porterà i protagonisti in un futuro che negli anni ’80 pareva assai distante, in realtà più vicino di quanto sembri. E tra gli hoverboard e il riconoscimento facciale, la pellicola si distingue per una capacità di veggenza senza pari. A meno che non sia stato il successo planetario della produzione ad aver, per contro, spinto la ricerca scientifica verso un ben definito percorso.
Ritorno al futuro: le invenzioni esistenti
Sono diversi gli oggetti futuristici del film che oggi, anche se con sembianze diverse, sono stati effettivamente realizzati. Si parta proprio dall’hoverboard, skateboard privo di ruote capace di librarsi a mezz’aria. Ritenuto per molto tempo impensabile, qualche settimana fa degli sviluppatori indipendenti ne hanno realizzato uno straordinario prototipo. A differenza del film, tuttavia, si solleva dal terreno poco meno di un centimetro, è di difficilissimo pilotaggio e non ne è prevista l’introduzione sul mercato a breve.
L’hoverboard rimane sempre e comunque una delle icone del film, e come tale è già stato sfruttato con il prototipo HUVr anche per mezzo degli stessi attori di allora. Ma nulla di concreto, poiché oltre al fascino del video non c’è molto di più da poter toccare con mano:
Si continua con il videotelefono: nel 1989 si pensava in futuro le persone potessero mettersi in contatto semplicemente guardando la televisione, con un sistema di videochiamata. Effettivamente il proposito è stato realizzato, non però con la TV, bensì con computer, dispositivi da taschino e messaggistica istantanea stile Skype. Lo stesso vale per il riconoscimento facciale: mentre Marty veniva ripreso a distanza con potenti zoom, capaci di riconoscerne il volto e di fornire dati come l’altezza e la distanza, lo stesso oggi accade con ogni smartphone o qualsiasi altro scatto caricato sui social network (vedi ad esempio dei tag automatici su Facebook). E proprio questi ultimi esistevano in forma embrionale 26 anni fa: quanto Marty parla con il suo datore di lavoro tramite il videotelefono, sullo schermo appaiono gusti, hobby e altre informazioni social relative a Mr Fujitzu. Mark Zuckerberg, nel 1989, aveva appena 5 anni.
Facile, infine, ricollegare gli occhiali di McFly agli odierni Google Glass. Gli “explorer” immessi finora sul mercato non hanno però ancora esploso tutto il loro potenziale e chissà che proprio per il 21 ottobre Google non pensi a qualcosa di nuovo per rilanciarne l’immagine, le funzionalità e la penetrazione di mercato. Luxottica del resto si sta impegnando in tal senso e Intel ha fatto capire di voler essere della partita.
E chi non ricorda le famose scarpe auto-allaccianti, vero e proprio prodotto di culto dal 1989 a oggi? Nel 2010 Nike ha realizzato 1.500 prototipi di Air Mag, per la vendita di beneficienza, annunciando che nel 2015 sarebbero arrivate sul mercato le varianti con lacci automatici. Sarà così? Non è però tutto: il film ha correttamente predetto gli occhiali per la realtà virtuale, dall’Oculus Rift ai Google Glass, i sistemi motion sensor come quelli integrati in Kinect, il cinema olografico, i lettori di carte di credito per telefoni come Square, i sistemi consumer per la scansione delle impronte quali Touch ID, i giardini verticali e molto altro ancora.
Ritorno al futuro: assenti e rimandati
Naturalmente, sono molti gli ambiti in cui “Ritorno al Futuro” ha fallito. Primo fra tutti, e forse fortunatamente, la moda: nessuno indossa quegli abiti tremendi né sfoggia delle capigliature così architettoniche. Seguono i generatori di onde alfa per indurre il sonno, i servizi meteo precisi al secondo e, fatto ben più simpatico, gli apparecchi fax installati al posto delle buche delle lettere.
Se vi è una previsione che il film non è stato in grado di cogliere, infatti, è stata l’enorme diffusione nonché l’alto potenziale di penetrazione della rete Internet. Si prosegue con le stazioni di benzina robotiche, per quanto il self-service oggi sia di gran moda, i cestini mobili, le cinture chiropratriche e la Pepsi Perfect, anche se a distanza di 26 anni non è ben chiaro in cosa si differenziasse questa bibita dalla versione tutt’oggi in commercio. Purtroppo, non vi è nemmeno traccia dei centri d’animazione sospesa per animali domestici, così da allontanare nel tempo il momento dell’addio al cane e al gatto. La tecnologia non si è ancora così evoluta, anche se in Corea del Sud è oggi possibile clonare l’amico a quattro zampe per centinaia di migliaia di dollari.
Infine, vi sono delle invenzioni non ancora realizzate, oppure implementate in modo differente rispetto a quanto preventivato dalla pellicola, che potrebbero diventare presto realtà. Le più evidenti sono certamente le videocamere volanti per i canali di all news: sebbene nessun obiettivo svolazzi autonomamente per le città, la moda dei droni si sta dirigendo certamente in quella direzione. Si prosegue con gli idratatori di cibo: non è ancora possibile ottenere una pizza da una polvere deidratata, ma la prassi è ormai comune nelle grandi catene per patate, latte e altri ingredienti. Lo stesso vale anche per Mr. Fusion, l’ingegnoso sistema per trasformare qualsiasi rifiuto in energia nucleare: il 2015 non è così avanzato, ma già si possono trasformare rifiuti organici in combustibili verdi, basti pensare al biogas e al biodiesel. E le automobili volanti? I prototipi, decisamente sottostimati rispetto al cinema, già esistono. Passeranno decenni, tuttavia, prima che arrivino nelle mani del grande pubblico.