Ogni divisione di Alphabet può decidere autonomamente in quali paesi operare.
Una dichiarazione breve, estrapolata dall’intervento di Sergey Brin ad una conferenza andata in scena mercoledì e dedicata principalmente a Project Loon, che lascia trapelare la possibilità di riprendere l’attività di Google in Cina. Si ricorda infatti che tra il gruppo di Mountain View e lo stato asiatico il rapporto non è propriamente idilliaco ormai da lungo tempo: dal 2010 la società californiana è quasi del tutto assente dal paese, a causa di vicende riguardanti l’hacking dei server di Gmail e la censura applicata dal governo al motore di ricerca.
La ristrutturazione avviata nel mese di agosto con la nascita di Alphabet potrebbe dunque spalancare le porte al ritorno di bigG sul territorio cinese. Al momento utilizzare il condizionale è d’obbligo. L’ipotesi non è comunque da scartare a priori, soprattutto se si considera la sempre più capillare diffusione dell’ecosistema Android nell’area, complice le partnership siglate con realtà come Huawei e l’adozione del sistema operativo da parte di numerosi produttori locali.
Il gruppo ha inoltre in programma di portare il già citato Project Loon in alcune aree rurali della Cina, offrendo connettività e accesso al Web a coloro che sono vittime del digital divide. Ancora, il mese scorso hanno fatto la loro comparsa in Rete alcune indiscrezioni in merito al possibile lancio di una versione della piattaforma Play Store strutturata specificatamente per rispondere alle esigenze di questo mercato.
La nomina di Sundar Pichai a CEO della divisione potrebbe costituire un elemento chiave nel distendere i rapporti tra Google e il paese asiatico. Essere presenti e operativi in un ambito come quello cinese costituirebbe di fatto una grande opportunità per bigG, soprattutto se si considera la costante crescita nel territorio del business legato alle tecnologie mobile.