“Ristabilisci contatti con le persone della tua vita”. È questa la prima frase-slogan di Facebook, la funzione principale e originaria di tutti i primi e più diffusi social network. Quello che è accaduto a una madre americana è dunque un evento conforme alle caratteristiche del social, ma allo stesso tempo incredibile.
Il caso della mamma di San Bernardino parte dal 1995, quando l’ex marito, Faustino Utrera, aveva portato via con sé i loro due figli, di due e tre anni, all’indomani della sentenza del tribunale che aveva affidato alla madre la loro custodia.
Qualche giorno fa la madre ha raccontato di aver ritrovato i figli grazie a Facebook, notizia che ha occupato tutti i servizi dei giornali e delle televisioni, mettendo il social di Palo Alto, appena uscito dal Quit Facebook Day, di nuovo al centro dell’attenzione. Stavolta però in senso positivo.
Una brutta storia di separazione e di “rapimento” da parte di uno dei genitori, come ne avvengono spesso, ha avuto un epilogo imprevedibile. Quel che non poteva immaginare il padre è che una semplice ricerca su Facebook potesse permettere, dopo tutto questo tempo, alla madre di ritrovare la figlia e scoprire che viveva in Florida insieme al fratellino.
Così racconta il procuratore distrettuale Kurt Rowley, che si è occupato della vicenda e fino a ora ha protetto l’identità della madre e dei figli, ora adolescenti e sotto la custodia dello Stato.
Potete immaginate l’emozione che sta provando, non avendo più visto i figli per tanti anni, sapere che sono stati allevati in un’altra famiglia, ma allo stesso tempo ora sono così vicini a lei.
Il procuratore ha anche raccontato un retroscena. La mamma, dopo averne scoperto il profilo, si è sentita rispondere dalla figlia che non voleva ristabilire contatti con lei. Decisione che tuttavia non spetta più a loro: il padre è stato infatti arrestato con l’accusa di rapimento e di violazione degli accordi processuali.
Il caso ha scatenato i commenti sul Web. Basta dare un’occhiata a quelli dell’Huffington Post, il più noto e influente aggregatore americano, per scoprire che secondo molti internauti non solo la vicenda è ancora in parte oscura, ma per molti illustra anche la differenza tra il normale motore di ricerca e il social network.
Google ha più di dieci anni di vita, mentre Facebook ne ha solo sei, ma le caratteristiche dei due archivi sono in questo momento ancora molto diverse, sia per anzianità di dati che per anagrafe degli utenti. E qualcuno immagina scenari estremamente complessi il giorno in cui i due database fossero integralmente ricercabili.
Resta il fatto che la madre afferma di aver sondato inutilmente, per anni, sui motori di ricerca qualunque cosa potesse ricollegarla ai figli scomparsi, fino a quando non ha cliccato il nome su Facebook. E tutto è cambiato nella sua vita.