«Una città fantasma virtuale»: in questo modo il Wall Street Journal aveva definito Google+ non più di tre mesi fa, alludendo alla scarsa attività registrata sul social network di Mountain View. Una definizione, questa, ritenuta più che valida anche dalla società di analisi e statistica RJ Metrics, la quale ha recentemente pubblicato un report condotto sulla base di una serie di dati a propria disposizione circa le attività svolte dagli utenti registrati al portale, con risultati che non permetteranno certamente ai vertici del colosso delle ricerche di gonfiare il petto d’orgoglio per il successo ottenuto.
Il campione d’utenza a disposizione di RJM è risultato esser composto da circa 40 mila utenti scelti in maniera casuale, dei quali è stato possibile analizzare esclusivamente le attività pubbliche. Grazie a tali informazioni è stato quindi tracciato il profilo del “post medio” su Google+, caratterizzato da poco meno di un +1 (0,77 per post), circa mezzo commento (0,54) e molto meno di una condivisione da parte di altre persone (0,17). Nel 30% dei casi, qualora esso sia il primo pubblicato da un utente, con buona probabilità non è seguito da altri, conquistando di fatto l’etichetta di unico post realizzato da un iscritto.
La situazione risulta essere negativa anche sul fronte di coloro che hanno pubblicato più di un post, con il 15% di probabilità che un utente smetta di condividere pubblicamente dopo cinque post. Questi ultimi non necessariamente giungono sulle pagine del social network con regolarità, con una media di 12 giorni di distanza tra un aggiornamento e l’altro. Una volta pubblicato il primo post, poi, svariati utenti risultano essere caratterizzati da un rapido declino del numero di condivisioni pubbliche effettuate, benché a bilanciare la situazione vi sia una diminuzione del tempo che separa i post successivi al quinto.
La replica da parte di Google non si è fatta attendere, con il colosso di Mountain View che ha ribadito come al momento siano oltre 170 milioni gli iscritti a Google+, la cui espansione continua giorno dopo giorno. Tale cifra mette dunque in evidenza una buona capacità da parte del progetto di attrarre nuovi utenti, benché molti di essi abbiano semplicemente effettuato la registrazione possedendo un account Gmail ed abilitando le funzionalità in chiave social messe a disposizione, ed il problema principale secondo l’analisi in questione riguarda principalmente la capacità di trattenere utenti in seguito al primo accesso o alla prima pubblicazione. Il problema non è attrarre, insomma, ma coinvolgere.
Il report condotto da RJM, ha tenuto a precisare la società, non va preso in alcun modo come assoluto in quanto basato esclusivamente sui dati pubblicamente disponibili, benché gli esperti ritengano che tale fattore non sia eccessivamente importante in un settore quale quello dei social network, ove la parola d’ordine è condivisione e la disponibilità pubblica di un aggiornamento non ne preclude la visualizzazione all’interno di reti private.