Non solo i veicoli a quattro ruote beneficeranno delle innovazioni introdotte dalle tecnologie self-driving. La conferma arriva da Amsterdam, dove l’AMS (Advanced Metropolitan Solutions) ha avviato un programma, in partnership con il MIT (Massachusetts Institute of Technology) che porterà a sperimentare l’impiego di imbarcazioni autonome nelle acque della capitale olandese.
Roboat, barche self-driving
L’iniziativa si svilupperà lungo un percorso dalla durata complessiva pari a cinque anni ed è supportata da un investimento di 25 milioni di euro. Roboat, questo il nome del progetto, coinvolgerà anche team della Delft University of Technology e della Wageningen University and Research. A guidarlo un italiano, Carlo Ratti, docente MIT che abbiamo avuto modo di intervistare con una QUERY a proposito del tema smart city (il filmato è in streaming a fondo articolo). Queste le sue parole, utili per capire come l’obiettivo non sia esclusivamente quello di rendere autonomo il trasporto su acqua.
Immaginate una flotta di barche autonome per il trasporto di merci e persone, ma pensate anche ad un’infrastruttura temporanea e dinamica che assolva a funzioni come quelle di un ponte o di un palco, in grado di assemblarsi o smontarsi in poche ore.
Altri possibili impieghi di una tecnologia di questo tipo sono quelli legati al monitoraggio ambientale. Moduli galleggianti potrebbero infatti occuparsi, senza richiedere alcun intervento da parte di personale in carne ed ossa, di rimuovere rifiuti o agenti inquinanti dai canali, così come di condurre costantemente indagini sui fondali identificando immediatamente eventuali problematiche. Una curiosità: il professor Arjan van Timmeren, direttore scientifico dell’AMS, dichiara che Roboat potrebbe rappresentare una soluzione anche al problema delle oltre 12.000 biciclette che ogni anno devono essere recuperate dai canali di Amsterdam. Le prime imbarcazioni di questo tipo saranno operative a partire dal prossimo anno.