La robotica continua a compiere passi da gigante e con essa anche la speranza da parte dell’uomo di costruire copie meccaniche di sé stesso. L’ultima novità proviene dalla Svizzera, in particolare dall’Università di Zurigo: presso l’AI Lab è stato infatti costruito Roboy, uno dei robot umanoidi più avanzati al mondo. Roboy vedrà definitivamente la luce a partire dai primi mesi del 2013, con una presentazione nel corso dell’evento “Robots on Tour” volta ad illustrare la bontà del progetto coordinato dal Prof. Rolf Pfeifer.
La caratteristica principale che distingue Roboy dal resto dei robot umanoidi costruiti fino ad oggi nei laboratori delle università di tutto il mondo è la sua capacità di replicare aspetti fisici degli esseri umani in maniera sorprendente. Ogni movimento è infatti coordinato da versioni artificiali di tendini, giunti, ossa e muscoli, permettendo una flessibilità ed una destrezza per certi versi paragonabile a quella degli esseri umani. Roboy, insomma, vuole essere in tutto e per tutto simile ai suoi creatori, copiandone la struttura fisica in ogni aspetto.
Le dimensioni del robot attualmente sono pari a quelle di un bambino di quattro anni, ma il team di ricercatori dell’AI Lab che si stanno occupando del suo sviluppo sperano di poter compiere ulteriori passi in avanti in tal senso. Nel frattempo, il progetto spera di poter raccogliere maggiori fondi per poter proseguire la sua evoluzione, come dimostra la possibilità di effettuare una donazione in cambio di sponsorizzazioni su diverse parti del robot durante le prossime esibizioni.
Roboy, insomma, una volta ultimato potrà essere considerato senza ombra di dubbio uno dei robot umanoidi più avanzati al mondo, grazie all’ottimo lavoro svolto nei laboratori dell’Università di Zurigo. Il suo esordio potrebbe quindi fungere da apripista per l’arrivo di nuovi robot appartenenti a tale categoria, rendendo la realtà sempre più simile ai film di fantascienza che da lungo tempo influenzano l’immaginario collettivo e lasciano sperare in un futuro in cui robot e uomini possano collaborare uno al fianco dell’altro.