Rolling Stone apre i propri archivi online per l'accesso a pagamento

Rolling Stone apre i propri archivi online per l'accesso a pagamento

Rolling Stone nel segno già tracciato da alcuni gruppi editoriali come News Corporation. Anche la nota rivista musicale americana ha infatti comunicato di voler introdurre un nuovo sistema di accesso a pagamento ai propri contenuti, un mix di free e pay che dovrebbe contribuire a far lievitare gli utenti derivanti dal sito del magazine.

Per l’occasione Rolling Stone metterà online i propri archivi in forma integrale, contenenti gli articoli e le recensioni pubblicate in 43 anni d’attività, quindi fin dal lancio del primo numero uscito nel lontano 1967.

L’accesso, come già detto prima, sarà consentito solamente tramite registrazione e successivo pagamento di una certa somma, consistente in 3,95 dollari al mese per un abbonamento di durata mensile e in 2,95 dollari al mese per un abbonamento di durata annuale.

Gli utenti abbonati avranno la possibilità di consultare sia i nuovi numeri pubblicati con cadenza bimestrale e riversati prontamente in formato digitale, sia i vecchi numeri che formano un archivio storico di immenso valore per gli appassionati di musica.

Con l’occasione il sito della rivista sarà aggiornato e vedrà l’aggiunta di nuove funzionalità. In particolare il gruppo punta sull’introduzione di una spiccata filosofia multimediale, con la possibilità di ascoltare i brani presentati negli articoli o di vederne i videoclip.

Anche un altro grande protagonista dell’informazione segue quindi la strada già intrapresa da altri grandi nomi, confermando la tendenza verso il pay cui il mondo dell’editoria pare essere indirizzato con una specie di “effetto domino”, che a poco a poco rischia di avere un effetto dirompente sul modo di intendere l’informazione sul Web da parte del pubblico.

Se questa tendenza riuscirà a cambiare il volto di Internet è impossibile da capire, ma di certo potrebbe rimescolare le carte in ballo e ridefinire gli equilibri tra gli editori. Sarà interessante capire chi il pubblico premierà tra quanti sono fautori delle news a pagamento e quanti, al contrario, credono ancora nel modello di business legato alla fruibilità gratuita, basando i propri guadagni esclusivamente sulla pubblicità.

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