Roma, Genova e Firenze. Le tre città issano il vessillo del Wifi come simbolo, anzitutto, ma anche come vera e propria reazione alle difficoltà che l’economia sta imponendo al mercato ed all’utenza. La scintilla arriva da Roma, ove il Presidente della Provincia Nicola Zingaretti ha fatto del wireless una vera e propria scommessa politica fin dalla campagna elettorale. Trattasi, inoltre, di una sfida importante: nel tempo troppe reti Wifi hanno dimostrato di essere nate su progetti non sostenibili, dunque rilanciare l’idea in tempo di crisi integra un significato ancor più profondo.
«Internet gratis a tutti i cittadini, per diffondere la cultura e sostenere il turismo. È il sogno delle pubbliche amministrazioni locali, e alcune lo stanno realizzando con progetti low cost. A Roma, Firenze, Genova e in altre città, infatti, sono state create ampie reti wi-fi, cioè senza fili, in luoghi pubblici o all’aperto, facendo economie perché i bilanci non consentono grandi investimenti». E se lo Stato non interviene, il problema può essere superato comunque badando anzitutto al risultato: «Si fa di necessità virtù: i fondi disponibili sono pochi e quindi si rimedia con la collaborazione tra soggetti differenti, pubblici e privati insieme». Il progetto preannunciato a fine 2008, quindi diventa realtà a distanza di un anno.
Spiega La Repubblica nell’articolo di Alessandro Longo: «Un caso è quello di Provincia Wi-fi, il progetto più esteso in Italia, che a oggi ha attivato 200 punti di accesso a Roma e in una sessantina di comuni limitrofi. Finora sono stati spesi 350mila euro. Si è riusciti a contenere le spese con l’idea di una rete arlecchino, formata da hot spot non solo del Comune, ma anche di altri enti pubblici, come ospedali e università, e soggetti privati (bar, ristoranti, associazioni, circoli sportivi). L’utente naviga ovunque nella provincia con la stessa password, che si deve procurare una volta sola». La Provincia, di par suo, mette le risorse necessarie per coordinare le varie risorse.
Il problema principale è quello del famigerato Decreto Pisanu, sul quale già la politica si è espressa in favore di un solerte affossamento, ma sul quale ancora non è stata fatta chiarezza. Il progetto della Provincia di Roma (usato come modello per le altre città affiliate) intende dare una risposta anche a questo proposito, sbrigando tutte le pratiche burocratiche che le singole realtà municipali non potrebbero altrimenti affrontare.
Caratteristica fondamentale è il profilo low-cost che permette alle tre città di scommettere sull’iniziativa. «ll Comune ha pochi fondi per queste cose e di suo ha messo solo 10mila euro. Il resto arrivada altri soggetti, come i Comitati di via […]. Lo scopo è sostenere il turismo e soddisfare le richieste dei giovani, che ci chiedono internet nei luoghi pubblici»: così Genova Città Digitale. Poco più alta la spesa a Firenze: «Siamo riusciti a contenere l’investimento, spendendo solo 80mila euro, perché abbiamo riutilizzato infrastrutture già presenti, realizzate in passato per portare labandalarganelle case non raggiunte dall’Adsl».
Nella comunicazione diramata si sottolinea un fattore ulteriore: qualsiasi provvedimento nel contesto della Legge Pisanu dovrà contemplare un processo di identificazione non discriminatorio nei confronti dell’utenza straniera. Le reti Wifi, infatti, vengono poste in essere anche e soprattutto per sostenere il turismo e, se un balzello normativo ne ostacolasse l’accesso, tutti gli forzi istituzionali e privati ne risulterebbero conseguentemente sbeffeggiati.