Reduce dalla recente acquisizione da parte di Microsoft (con un investimento pari a 26,2 miliardi di dollari), il social network dedicato ai professionisti si trova a dover affrontare una grana non di poco conto in Russia: una corte di Mosca ha stabilito, nella giornata di ieri, che il servizio non opera nel rispetto delle normative locali che regolano il trattamento dei dati personali degli utenti, imponendone il blocco. I vertici di LinkedIn avranno comunque modo di ricorrere in appello.
Il riferimento è ad una nuova legge approvata lo scorso anno. Questa prevede che le piattaforme online che elaborano o immagazzinano informazioni di cittadini russi debbano salvarle su server situati all’interno del paese. Una norma ufficialmente pensata per garantire il massimo grado di tutela per la privacy del popolo russo, ma che in molti hanno interpretato come una modalità studiata per semplificare al governo l’accesso ai dati personali. Sebbene la decisione del giudice riguardi al momento esclusivamente LinkedIn, altre realtà della Silicon Valley come Facebook e Twitter potrebbero essere interessate da misure equivalenti in futuro.
Secondo quanto riportato da alcuni analisti sulle pagine del New York Times, la scelta di prendere di mira la piattaforma professionale può essere interpretata come un monito per i social network più grandi appena citati, un invito ad adeguarsi a quanto previsto dalle norme per non incappare in un’interruzione del servizio. Il blocco potrebbe diventare operativo dalla giornata di lunedì.
Al momento sono circa 5 milioni gli utenti russi iscritti a LinkedIn, su un totale di 467 milioni a livello globale. Questo il commento di Anoek Eckhardt, portavoce del network, su quanto accaduto.
La decisione della corte russa potrebbe potenzialmente impedire l’accesso a LinkedIn per i milioni di iscritti che abbiamo nel paese e per le aziende che usano LinkedIn per far crescere il loro business. Vorremmo incontrare Roskomnadzor per discutere la richiesta di localizzazione dei dati.
Il Roskomnadzor è l’organo della Federazione Russa che controlla le comunicazioni, letteralmente “Servizio federale per la supervisione nella sfera della connessione e comunicazione di massa”, lo stesso che nell’agosto 2015 rese inaccessibile (per un giorno) Wikipedia.