“Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”. Questo vecchio aforisma è sempre attuale, anche ai giorni nostri dove i media con il loro continuo tam tam condizionano spesso le masse più che in altri tempi, coadiuvati in questo “lavoro” dai social media. Di fatto, è diventata da tempo questa la regola che alimenta un certo tipo di informazione unilaterale, che anche in queste ore sta facendo la sua parte a proposito della situazione di guerra tra Russia e Ucraina. Obiettivo, anche in questo caso, creare un nemico, renderlo “il male assoluto” agli occhi di questa o quella fazione, e poi confondere, generare caos e tensione nelle popolazioni coinvolte nel possibile conflitto.
L’uso delle fake news nello scenario di guerra
In questo contesto, oltre ai soliti media che per la fretta di arrivare primi, sono capaci di pubblicare ogni cosa gli capiti sotto mano, un ruolo decisivo nel manipolare l’opinione pubblica e ottenere consensi lo svolgono gli esperti ingaggiati dai vari Governi per alimentare la loro propaganda. In questo modo, da una parte e dall’altra si ricorre al trucco del diffondere decine di notizie false, affidandosi all’abilità di vari guru della comunicazione, spesso militari, e a decine di account farlocchi sui principali social network. Questi ultimi pronti a diffondere e rendere virali le notizia finte.
In questo modo, in quella che può definirsi l’altra faccia della cyberwar, ecco all’improvviso “apparire” su Internet news di gruppi di ribelli sostenitori della Russia attaccare fantomatici villaggi massacrando la popolazione civile, oppure orde di soldati ucraini che in preda a una follia neo-nazista decidono di lanciare missili contro una fattoria uccidendone i proprietari. Il tutto in un continuo “bombardamento” mediatico senza controllo.
Ad accompagnare le fake news, sui social girano foto e video di massacri, spesso appartenenti addirittura ad altre guerre, come quella in Siria. Ma tutto fa brodo e fa notizia per chi parteggia per l’uno o l’altro contendente. In questo contesto diventa difficile per chi legge capire come stanno realmente i fatti, ma lo è anche per chi vorrebbe fare opera di filtro e dunque censurare le fake news. Nel caso dei social media più famosi, da Facebook a TikTok, passando per Twitter e Instagram, tra foto e video di truppe che si posizionano sul campo, sparatorie e vittime presunte, i filtri automatici, gli algoritmi di verifica e il personale umano adibito al controllo della veridicità delle informazioni pubblicate da media e utenti, sono andati in tilt e non sono stati ancora capaci di adottare delle efficaci contromisure.
Certo, è anche vero che non è facile seguire a distanza tutto ciò che accade e che abili manipolatori riescono a rendere credibili. Che poi è l’obiettivo principale di chi, per fede, per danaro o per ordini militari, mette in giro informazioni fasulle. Mischiare a notizie reali, o comunque che hanno un fondo di verità, video fabbricati ad arte che descrivono falsi eventi, saper ingannare chi guarda e battere sui soliti tasti: il continuo sottolineare da un lato il rischio dell’espansione della NATO a est, dall’altro la presunta aggressività della politica estera russa. Due argomenti che sui social sono diventati una priorità, al punto che ogni tipo di remora e di scrupolo sulla veridicità degli argomenti è passata totalmente in secondo piano.