Yandex, la società che gestisce il motore di ricerca più utilizzato in Russia, a metà settembre ha puntato il dito nei confronti di Google, accusando il gruppo di Mountain View di un comportamento anticoncorrenziale per quanto riguarda le applicazioni preinstallate dai partner OEM sui dispositivi con piattaforma Android. Oggi il FAS (Federal Antimonopoly Service) si è pronunciato in via ufficiale sulla questione.
L’organismo federale concede a bigG circa un mese di tempo (fino al 18 novembre) per modificare gli accordi con i produttori, affinché non siano più attuate le pratiche finite nel mirino. Tra queste l’obbligo di mettere in evidenza sulla schermata principale le icone delle applicazioni relative ai servizi di Google, così come l’impossibilità di fornire all’atto dell’acquisto software della concorrenza. In altre parole, per soddisfare le richieste, l’azienda californiana dovrà rivedere alcuni dei termini delle partnership che la legano a società come Samsung, ASUS, Sony, Lenovo, HTC ecc. Questo un breve estratto dalla decisione pubblicata sul sito ufficiale dell’ente governativo.
Per ristabilire la concorrenza sul mercato, Google deve modificare gli accordi con i produttori di dispositivi mobile entro un mese ed escludere le clausole anticoncorrenziali.
Nel corso dell’ultimo anno Google ha visto incrementare il proprio market share in Russia, relativo al motore di ricerca, dal 34% al 42%, mentre il concorrente Yandex è sceso dal 54% al 50%. Quest’ultimo ha anche lanciato un proprio store per la distribuzione delle applicazioni Android, dunque non risulta difficile capire quanto una decisione di questo tipo sia potenzialmente in grado di spostare gli equilibri del panorama mobile all’interno di uno dei paesi più popolati al mondo. Dal gruppo di Mountain View, per il momento, non sono giunte dichiarazioni in merito. Queste invece le parole di un portavoce di Yandex, affidate alla redazione del sito TechCrunch.
Siamo soddisfatti per la decisione del Federal Antimonopoly Service of Russia che riconosce le azioni di Google, spiegate in dettaglio nel nostro reclamo, come una violazione della legge antitrust.