Qui Pechino, risponde Mosca. La Russia ha compiuto un altro passo avanti verso un’era di internet più controllata e monitorata. Secondo quanto annunciato dall’agenzia di regolamentazione sovietica, sono almeno nove le VPN che verranno bloccate entro un mese nei confini russi, come strategia per tenere un occhio più vigile su ciò che entra ed esce dal paese in via digitale.
A marzo, il Roskomnadzor, l’organo preposto, aveva contattato dieci società di sviluppo e gestione VPN, informandole che dovevano collegare i loro server a sistemi IT governativi. Ciò avrebbe consentito al governo di bloccare i siti contrari al potere. Non senza sorpresa, nove dei dieci si sono rifiutati di farlo, e alcuni hanno scritto post sui blog per denunciare il fatto. Si tratta di ExpressVPN, HideMyAss!, Hola VPN, IPVanish, KeepSolid, NordVPN, OpenVPN, TorGuard e VyprVPN, che dunque passeranno sotto la gogna del Cremlino.
L’unica ad accettare le richieste del governo è stata Kaspersky, che pure produce una virtual private network. Potrebbe sembrare strano, visto il nome, ma bisogna ricorda che i Kaspersky Lab sono una compagnia russa, e pare che il suo fondatore, Eugene, abbia militato in giovane età tra le file dell’esercito del paese.
La legge afferma in modo inequivocabile che se una società si rifiuta di rispettare le regole, potrebbe essere bloccata – ha sentenziato Alexander Zharov, capo del Roskomnadzor – e in questo modo procederemo in strettissimo tempo.
Naturalmente, queste sono solo dieci di tutta la miriade di VPN disponibili a livello globale. Non esauriscono certo l’intero elenco di programmi proxy disponibili per i cittadini. Non vi sarà alcuna tragedia dopo il blocco anche se altri potrebbero venire in seguito. Ad ogni modo, la Russia sta perseguendo ostinatamente una politica di censura che porterà quasi inevitabilmente a violazioni di dati pericolose e non risolverà il problema che cerca di risolvere. Stringere la morsa attorno al web non è la soluzione ma un ulteriore motivo di dissenso.