Non sono certo lusinghiere le prime recensioni pubblicate dalle redazioni online per Ryse: Son of Rome, uno dei titoli presenti nella line-up di lancio della console next-gen Xbox One. Il titolo è passato per una fase di sviluppo lunga e complessa, con il progetto annunciato inizialmente come esclusiva Xbox 360 e trasferito poi sulla piattaforma di nuova generazione.
Anche il sistema di controllo è stato ridefinito in corsa: da prodotto giocabile esclusivamente tramite Kinect a titolo in cui il motion controller viene utilizzato solo per impartire qualche comando vocale. Questi fattori potrebbero aver influito nell’ottenere un risultato che di certo, considerato l’hype e la massiccia campagna di marketing dei mesi scorsi, sembra in qualche modo aver deluso le aspettative. Prendendo come campione la recensione di Eurogamer, il voto finale di 5/10 è giustificato da un gameplay talvolta ripetitivo e da una scarsa longevità, dovuta ai pochi stimoli forniti per ripetere l’avventura una volta portata a termine la prima volta.
Stessa media aritmetica per Joystiq (2,5/5), che pur mettendo in luce l’ottimo lavoro svolto da Crytek in termini di comparto grafico, sottolinea come il livello di difficoltà sia generalmente troppo basso. Voto più alto invece da OXM (7/10), che ne consiglia l’acquisto a chi vuole vedere con i propri occhi le potenzialità di Xbox One in termini di calcolo o a chi è interessato alla campagna cooperativa, mentre gli altri troveranno un gioco divertente da finire in un massimo di cinque o sei ore.
In definitiva, Ryse: Son of Rome sembra soffrire di una sindrome che affligge spesso i giochi offerti al lancio delle nuove piattaforme: tanta forma e poca sostanza. Gli sviluppatori hanno dato il massimo per stupire i giocatori dal punto di vista grafico e tecnico, relegando però a un ruolo di secondo piano elementi altrettanto importanti come profondità del gameplay e longevità.