«I nemici della stampa libera e critica, come gli alti papaveri del Wall Street Journal, non vedono l’ora di scrivere che Salon è morta». David Talbot, direttore di Salon Magazine, non rinuncia alla sua prosa tagliente e risponde per le rime a chi la scorsa settimana ha preannunciato l’imminente dipartita della sua creatura.
In un editoriale pubblicato venerdì, Talbot riporta alcune reazioni al rapporto trimestrale presentato il 14 febbraio nel quale Salon paventa il fallimento entro la fine del mese in mancanza di nuovi finanziamenti. Tra di esse spicca il giudizio di Russ Smith, fondatore della New York Press, che sulle colonne del Wall Street Journal augura la «rovina finanziaria […] al signor Talbot e ai suoi sostenitori». Smith definisce Salon «una delle più disgustose pubblicazioni sul Web». Un giudizio pesante se si considera che i lettori della New York Press avevano nominato Salon “Migliore Magazine Online” per il 2000.
Di fronte agli attacchi, Talbot non china il capo e tenta di guidare la riscossa: «Se uno su quattro dei nostri 53 mila abbonati comprasse anche una sola sottoscrizione in più, Salon raggiungerebbe il pareggio quest’anno», scrive il direttore nel suo editoriale, invitando gli affezionati della rivista ad abbonarsi o a regalare un abbonamento. E, parafrasando il timore di un lettore, lancia il suo appello: «non lasciate che la versione “ufficiale” diventi l’unica che si possa leggere».