Novità importanti sul fronte legale per Microsoft, impegnata da circa due anni a difendersi dalle accuse di aver volutamente dichiarato compatibili con Vista personal computer che non lo erano per mantenere alto il numero di vendite a ridosso del debutto del nuovo sistema operativo. Dopo un’attenta analisi del caso, una Corte federale statunitense ha tolto lo status di class action alla causa in corso, mantenendo comunque la possibilità per i promotori dell’iniziativa legale di proseguire con cause separate contro il colosso dell’informatica.
L’inattesa decisione della Corte non arresta dunque l’iter della causa, ma ne riduce inevitabilmente il peso, rendendo più difficoltosa la possibilità per i promotori di far valere le loro ragioni contro Microsoft. La class action aveva ormai raccolto numerosi partecipanti e poteva dunque costituire un serio rischio per la società di Redmond, che sembra essere ora sollevata, come traspare da un suo recente comunicato. «Siamo felici che la Corte abbia accettato la nostra mozione per dismettere la class action, lasciando solamente le cause separate di sei individui» ha dichiarato con soddisfazione David Bowermaster, un portavoce di Microsoft.
La Corte ha dunque accettato una delle due mozioni presentate da Redmond per declassare l’azione legale, mentre ha respinto la proposta di procedere con un giudizio complessivo per i restanti autori della causa. I consumatori che lo desidereranno potranno dunque proseguire individualmente l’iniziativa legale a loro discrezione. Secondo il medesimo giudice che un anno fa aveva accettato la class action, a oggi non sussisterebbero più sufficienti elementi per mantenere attiva un’azione collettiva. Secondo la Corte, infatti, i promotori della causa non sarebbero stati in grado di portare prove sufficienti per dimostrare la presunta scorrettezza della promozione Vista Capable.
Stando a quanto dichiarato dagli esperti consultati dalla Corte giudicante, la presenza dei famigerati bollini che indicavano la compatibilità con Windows Vista dei PC equipaggiati con Windows XP non avrebbe influenzato – in maniera significativa – la domanda di nuovi personal computer a pochi mesi dall’arrivo del nuovo sistema operativo. Microsoft può dunque esultare, anche se le ultime decisioni del giudice statunitense si configurano come una mezza vittoria per il colosso dell’informatica.
La Corte ha infatti respinto una richiesta presentata dai legali di Redmond per dirimere con un giudizio abbreviato uno degli ultimi sviluppi della causa legata a Windows Vista e alla sua edizione Home Basic. Secondo i promotori dell’iniziativa legale, infatti, la versione basic del famoso e discusso sistema operativo non avrebbe caratteristiche sufficienti per rientrare nella famiglia di prodotti del brand Windows Vista. Per l’accusa, tale definizione avrebbe ingannato i consumatori, consentendo a Microsoft di mantenere un maggiore volume di vendite.
L’annullamento della class action in favore di cause individuali segna comunque una pesante battuta d’arresto per la querelle intorno alla campagna di marketing Vista Capable. Le parti in causa decideranno ora se proseguire autonomamente il loro percorso giudiziario o abbandonare la corsa, difficilmente sostenibile in forma individuale.