Niente da fare, il Consiglio dei Ministri ha bocciato la norma che prevedeva l’abbassamento dell’IVA al 10% per gli e-book, questo nonostante fosse stata inserita nero su bianco nella bozza del decreto legge per la tutela e lo sviluppo del patrimonio culturale. Decreto approvato comunque dall’esecutivo Renzi che però ha preferito eliminare per il momento ogni riferimento all’IVA agevolata sugli e-Book.
Le motivazioni di questa scelta sono squisitamente di ordine politico. L’eventuale scelta di abbassare l’IVA sugli e-book dal 22% al 10% avrebbe automaticamente fatto scattare per l’Italia una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea. Bruxelles ha infatti stabilito quali possano essere i beni e servizi su cui è possibile applicare un’IVA agevolata e gli e-book non rientrano in questa categoria essendo parificati a prodotti elettronici e non per esempio a prodotti culturali come i libri cartacei che invece possono godere di un’IVA agevolata al 4%. Infatti, Francia e Lussemburgo che hanno invece voluto “sfidare” l’Unione Europea, abbassando unilateralmente l’IVA sugli e-book rispettivamente al 7% e al 3%, si sono visti aprire nei loro confronti una procedura di infrazione.
Tuttavia, il Ministro della Cultura Dario Franceschini, promotore dell’iniziativa, ha voluto rassicurare affermando che la questione dell’IVA sugli e-book sarà portata in Europa per trovare una quadratura del cerchio sfruttando anche proprio i casi di Francia e Lussemburgo che hanno volutamente forzato la mano per tentare di trovare una soluzione al problema.
Da tempo infatti l’editoria digitale chiede che gli e-book possano godere della stessa IVA agevolata dei normali libri cartacei, questo per permette al mercato dei testi elettronici di decollare definitivamente. La proposta italiana di proporre l’IVA al 10% era da vedersi come un tentativo di mediazione tra la posizione dell’editoria digitale e quella dell’Unione Europea.