Sergio Marchionne prevede che entro cinque anni i primi veicoli a guida autonoma circoleranno liberamente su strada, su larga scala. Avrà così inizio una nuova era della mobilità, una rivoluzione per il mondo delle quattro ruote, in cui il controllo delle vetture non sarà più affidato ad un conducente in carne ed ossa, ma ad un complesso sistema di hardware e software. Anche Samsung vuole dire la propria.
Il gruppo sudcoreano ha aperto lo scorso anno una nuova divisione, unendo ricercatori già al lavoro su semiconduttori per dispositivi mobile e sensori per videocamere e TV, che si occuperà proprio dei progetti legati al segmento automotive, portando avanti collaborazioni già avviate come quella con BMW per la fornitura delle batterie da destinare a mezzi elettrici e ibridi o quella con Audi per i prossimi modelli che giungeranno sul mercato. Oggi arrivano dall’oriente voci di corridoio riguardanti un impegno sempre maggiore legato alle self-driving car: Samsung intende diventare il principale chipmaker del mercato, realizzando e fornendo agli automaker i processori per l’elaborazione dei dati catturati durante il viaggio.
The Korea Herald parla di una vera e propria task force assemblata per la progettazione delle componenti. Questo si aggiunge all’annuncio diramato dal Samsung Advanced Institute of Technology il mese scorso e riguardante l’assunzione di ricercatori da impiegare nello sviluppo di tecnologie legate alla guida autonoma come sistemi per l’assistenza alla guida, strumenti dedicati alla mappatura 3D e intelligenza artificiale. Strumenti che potrebbero essere commercializzati entro un massimo di dieci anni.
Le previsioni formulate lo scorso anno dagli analisti di IHS parlano di 11,8 milioni di self-driving car sulle strade di tutto il mondo entro il 2035. Il coinvolgimento dei big del settore hi-tech, così come le partnership con gli automaker (è il caso dell’accordo Google-FCA) potrebbe accelerare sensibilmente il processo di diffusione.