Gli ingegneri di Samsung Electronics hanno sviluppato EYECAN+, la seconda generazione del peculiare e innovativo mouse che si usa con gli occhi e che permette alle persone con disabilità di interagire con il computer, semplicemente mediante il movimento dei propri occhi.
È decisamente incoraggiante il fatto che i ricercatori stiano ponendo una maggiore attenzione nelle nuove tecnologie che potrebbero aiutare chi è affetto da disabilità. Del resto, tutti potrebbero desiderare di andare online, usare Facebook, effettuare ricerche o guardare i video su YouTube, ed è proprio per tale motivo che gli sforzi applicati da Samsung in tal direzione sono indubbiamente i benvenuti.
EYECAN+ è stato progettato per dare alle persone un controllo quasi completo di un computer. Non richiede agli utenti di indossare alcun tipo di dispositivo, infatti trattasi di un unico device portatile che si posiziona sotto al display e che lavora senza fili. Segue il movimento degli occhi e può esser tarato per ogni utente specifico; così le persone con disabilità potranno utilizzarlo da seduti o sdraiati, mediante 18 comandi personalizzabili che possono esser configurati per ogni azione specifica. Basterà poi un occhiolino per eseguire l’equivalente del click del mouse.
La tecnologia EYECAN+ è stata recentemente mostrata a Seoul (Corea) e mostrata grazie al supporto di uno studente tetraplegico, il quale ha utilizzato il peculiare dispositivo per scrivere un messaggio di sostegno al progetto: «piacere di conoscervi. Sono felice che il mouse per occhio sia sviluppato in Corea. Non è solo un dispositivo informatico, ma rappresenta le braccia e le gambe di un paziente disabile. Mi auguro che tale tipo di ricerca possa continuare». L’utente ha impiegato 20 minuti circa per comporre tale messaggio e ha commesso un unico errore di battituta, che ha potuto correggere velocemente.
Samsung non ha tuttavia intenzione di commercializzare EYECAN+, lo reputa infatti una tecnologia dedicata a una ristretta nicchia del mercato, ma offrirà alcune unità del prodotto a enti di beneficenza. Sarà tuttavia un progetto open source, in modo tale da fornire agli altri la possibilità di crearne un proprio prodotto ed eventualmente venderlo.