Samsung ha voluto dare una sferzata alla propria annata e lo ha fatto con un annuncio che rappresenta una mano tesa ai propri investitori. Il comunicato tocca questioni come il dividendo e la crescita di lungo periodo, ma tra le righe è soprattutto una richiesta di fiducia e una dimostrazione del fatto che si intende reagire a quanto accaduto negli ultimi mesi.
Una risposta al Galaxy Note 7
Il caso del Galaxy Note 7 non è certo passato inosservato, ma nell’immensa struttura del gruppo coreano si è trattato di una piccola grande macchia e poco più. Basti osservare l’andamento in borsa del gruppo, fortemente cresciuto da gennaio ad oggi e con una ascesa soltanto interrotta e rallentata dai fatti autunnali.
Webnews lo aveva a suo tempo anticipato: «La Borsa è un problema, ma lo è solo di riflesso e nel lungo periodo potrà dipendere solo in minima parte da quanto accaduto con il Note 7». Samsung sembra essere dello stesso avviso nel momento in cui, non appena il caso si è chiuso, ha iniziato a lavorare su qualcosa di più grande e altisonante, uscendo ora con un comunicato che rappresenta la risposta definitiva ai detrattori del gruppo. Nel comunicato c’è tutto quel che un gruppo può mettere in piedi per raddrizzare la rotta: una nuova struttura, maggior attenzione agli investitori e audit esterni per raggiungere senza fretta gli equilibri organizzativi migliori.
Perché se i Galaxy Note 7 esplodevano, la causa era sì tecnica, me era anzitutto un problema di protocolli che hanno impedito al problema di emergere: la fretta nello sviluppo, la debolezza nelle verifiche, la fragilità nella risposta solerte all’intoppo, l’assenza di assistenza immediata di fronte ai primi casi. Quando a deflagrare non è stato solo il telefono, ma il suo intero mercato, Samsung si è trovata a dover rispondere ai propri azionisti motivando i problemi e, soprattutto, dovendo dimostrare di essere in grado di reagire.
Dividendi e commissioni
«Oggi annunciamo l’estesione delle azioni che abbiamo iniziato lo scorso anno e che rappresentano la prossima fase nell’evoluzione della policy per i nostri azionisti e la nostra governance». La prima azione è l’aumento della quota di denaro che verrà restituita agli azionisti nel prossimo biennio, allocando su questo capitolo il 50% del “free cash flow” (portando così la quota al massimo rispetto alla forbice 30-50 preannunciata): aumenteranno i dividendi e il dividend yeald conseguente raggiungerà quote di maggior interesse per gli investitori di lungo periodo. Previsto inoltre il buyback di azioni al fine di sostenerne il valore.
Proprio guardando al lungo periodo, si prevedono nuovi membri nel board e, soprattutto, una nuova Governance Committee che dovrà fungere anzitutto da garante del valore per gli azionisti. Il ruolo della nuova commissione sarà di indirizzo nei confronti del board, monitorandone le azioni al fine di garantirne la validità. A tutto ciò si aggiunge inoltre la possibilità di creare una nuova holding il cui perimetro è però oggi ancora tutto da definire. L’ipotesi è quella di arrivare ad una nuova azienza da quotarsi su nuovi mercati internazionali, ma trattandosi di un passaggio estremamente delicato si è affidata tale valutazione ad un operatore terzo che dovrà restituire le proprie conclusioni entro il prossimo semestre.
Si guarda al lungo periodo, insomma, annunciando immediatamente tale impegno ma posticipando gli effetti di tale evoluzione al 2017. La fretta ha già dato cattivi consigli troppe volte negli ultimi mesi e ora Samsung intende prendersi il tempo necessario per far sì che le debolezze emerse nel caso del Note 7 non possano più ripetersi: una struttura più forte, un’organizzazione più efficiente e una prospettiva di lungo periodo sono le tre carte che il board si gioca per ripristinare il rapporto di fiducia nei confronti di un azionariato sempre più nervoso e sempre più pronto a chiedere poltrone nella sala dei bottoni del gruppo coreano. L’attenzione nel recupero della fiducia degli azionisti è inoltre la risposta alle polemiche degli ultimi tempi, quando recenti operazioni sono state interpretate come atti in favore di poche famiglie forti e a detrimento del peso di altri azionisti di minoranza.