Samsung spenderà 116 miliardi di dollari, da qui al 2030, per sviluppare chip non storage (ram e processori) da usare nei dispositivi casalinghi in futuro. L’obiettivo mira a ridurre la dipendenza della compagnia dai fornitori di terze parti, creando una divisione ulteriore che permetterà di assemblare praticamente tutte le attuali componenti hardware nei propri laboratori.
L’investimento, che vedrà la società contrapporsi a gente come Intel, Qualcomm e TSMC, vedrà la cifra distinguersi in 64 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo e ulteriori 52 miliardi di dollari in infrastrutture di produzione. Stando alle strategie comunicate, il piano di investimenti porterà a alla creazione di 15 mila posti di lavoro nei prossimi 11 anni.
Il piano di investimenti dovrebbe aiutare l’azienda a raggiungere l’obiettivo di diventare il leader mondiale non solo dei semiconduttori di memoria ma anche dei chip logici entro il 2030 – ha affermato Samsung in una nota.
Mentre la divisione chip di Samsung è stata per lungo tempo la sua area più redditizia, gli analisti riportano che il settore dei semiconduttori ha registrato un calo operativo del 60% nel trimestre conclusosi a marzo, il peggiore calo in oltre quattro anni. Ciò è probabilmente è dovuto in parte al crollo dei prezzi delle memorie DRAM e NAND, andate incontro ad un eccesso di offerta, ma anche per l’indebolimento delle vendite di smartphone. Per contrastare questo trend, il piano ultra decennale permetterà alla compagnia di ampliare il business e, al contempo, di ridurre i costi per la fornitura esterna.
Samsung, d’altra parte, non è solita annunciare strategie così a lungo termine e se lo ha fatto è perché lo switch rappresenta un punto di snodo essenziale per il futuro. È un’espressione dell’impegno del chatebol coreano verso un settore considerato fondamentale, così come lo è stato in passato quello dei processori mobili, dove il gruppo ha puntato nonostante qualche critica iniziale.