Continua senza esclusioni di colpi la querelle fra Apple e Samsung, le due aziende che si accusano reciprocamente di aver copiato i rispettivi smartphone e tablet. La scorsa settimana i giudici hanno stabilito che a Cupertino venisse concessa la visione dei prototipi della società rivale, per verificare non vi fossero violazioni ai brevetti di iPad e iPhone. Samsung non è rimasta con le mani in mano e ha richiesto alla corte lo stesso identico procedimento.
La corte federale di San Jose la scorsa settimana ha sentenziato a favore di Apple, imponendo al colosso sudcoreano di mostrare i propri futuri modelli alla Mela. Per non favorire ulteriormente Cupertino sul mercato, però, la procedura sarà eseguita da dei tecnici di società terze, i quali comunicheranno poi ad Apple, e naturalmente alla corte, eventuali violazioni senza invece rendere noto altre innovazioni segrete di Samsung. I modelli incriminati sarebbero, inoltre, il Galaxy S2, il Galaxy Tab 8.9, il Galaxy Tab 10.1, l’Infuse 4G, e il Droid Charge LTE 4G.
Samsung non ha evidentemente digerito questa sorprendente decisione della corte, e ha quindi presentato una mozione dello stesso tenore in cui si legge:
“Chiediamo ci venga mostrato un esemplare della versione finale o commerciale della prossima generazione di iPhone rilasciati da Apple, sia che il prodotto si chiami iPhone 4S o iPhone 5, sia che abbia qualsiasi altro nome. Chiediamo anche un esemplare del futuro iPad“.
La società sudcoreana ha inoltre affermato di non essere in possesso dei prototipi che la corte ha richiesto, proponendo invece di mostrare ad Apple le versioni attualmente in vendita dei dispositivi. Si tratta, evidentemente, di una mossa egregiamente orchestrata per chiudere la questione in un nulla di fatto. Data la nota riservatezza di Cupertino, e visto il probabile parere positivo della corte alla proposta di Samsung, è abbastanza improbabile che la Mela ceda così facilmente le proprie novità a terzi. Per questo, la polemica si potrebbe risolvere con il mancato scambio di device inediti tra un’azienda e l’altra, anche se il caso promette nuovi colpi di scena in tribunale.