Presto o tardi la lingua dovrà adeguarsi e saranno in molti a scagliarsi contro questa scelta, ma è di fatto inevitabile: prima o poi la parola “sapevatelo” dovrà entrare sul dizionario. Come ogni parola ha una storia e un contesto, un significato e un’origine, ma a differenza di altre si presenta in questo caso esplicitamente come un errore. Ma se un errore è voluto, ancora di errore si tratta? O semmai di una forzatura motivata, di una licenza poetica, di una deviazione controllata ed intenzionale dalla regola?
Chi non ha mai usato la parola “sapevatelo”? Come hashtag, come chiusura di un concetto, o come cuore del concetto stesso: ormai fa parte del dibattito collettivo, è parte integrante del codice linguistico, ha una sua valenza propria riconosciuta e condivisa. Cosa serve altro prima che possa essere riconosciuta come parola ufficiale a tutti gli effetti? Probabilmente solo una “spintarella”, forse un po’ di pubblicità, forse una sublimazione che la scrosti dalla diffidenza di chi non intende elevare l’errore a regola.
Sapevatelo: l’origine
Risalire al primo ed originale utilizzo della parola “sapevatelo” è un esercizio di stile particolarmente periglioso. Se ne trovano tracce fin a dove Google è in grado di cercare, e non v’è dubbio che anche prima se ne sia già fatto uso. La memoria storica non è in questo caso sufficientemente strutturata per poter fornire una spiegazione univoca ed ufficiale. Online se ne trovano varie versioni, ma nessuna in grado di depositare prove inoppugnabili. La versione più accreditata è comunque quella che vede “sapevatelo” nascere da Corrado Guzzanti in una trasmissione tv del 2001, salvo raccogliere un significato più completo e stabile in seguito. Ogni origine accreditata è in ogni caso un semplice tassello di un lungo percorso attraverso il quale la parola “sapevatelo” ha costruito sé stessa, dove il percorso stesso è sicuramente più importante e significativo della semplice paternità del vocabolo.
Le parole nascono così, da sempre: qualcuno le origina, diventano una moneta che le persone possono interscambiarsi, e assumono valore nel momento stesso in cui tutti ne riconoscono il ruolo iniziandole a scambiarsele. Esattamente come le monete: quando molte persone concordano sul loro significato valoriale, automaticamente tale significato diventa ufficiosamente accettato e condiviso, creando una regola condivisa che rende universalmente valido il valore dell’entità scambiata. La parola “sapevatelo” si impone con medesimo processo: le persone che l’hanno utilizzata vi hanno evidentemente intravisto un valore derivante da storia, origine e contesto, scegliendo così di adottarla durante la giornata. Soprattutto online, laddove nasce e si diffonde, laddove è più facile poterla scambiare trovando chi ne è al corrente ed è disposto ad accettarla e rimetterla a sua volta in circolazione.
Per questo l’origine stessa della parola perde di per sé di significato: non c’è un inizio e non c’è una fine per tutto quel che vive in una struttura non ufficiale e non certificata quale la lingua “parlata”. Quando un vocabolario ne certificherà l’esistenza, ecco che la parola sarà ufficialmente nata, inserita in anagrafe e sdoganata per un utilizzo autorizzato al di là di ogni ragionevole dubbio.
Sapevatelo: il significato
Dove sia nata la parola, dunque, è ignoto e scarsamente importante. Ben più importante è il fatto che soprattutto online tale parola abbia trovato ormai una sua collocazione fissa. Ed ogni aspetto è importante per capirne il significato.
La sua “traduzione” più diretta è alla parola “sappiatelo”. Tuttavia se ne sostituisce la funzione in taluni contesti, è proprio il contesto a descrivere la differenza tra i due termini. Sapevatelo è infatti anzitutto meno formale, nasce dal mondo della non-ufficialità, collocandosi pertanto in una dimensione differente e più libera. Dire “sapevatelo” è un po’ come scrivere “:)”, utilizzando così caratteri o parole per trasmettere un clima, un approccio e un modo di rapportarsi oltre al solo significato. Trattasi di lingua arricchita, nella quale il contesto entra dentro il testo e si fa comunicazione. Se dentro “sappiatelo” c’è un dito puntato, un tono forte, un senso di distacco ed uno sguardo severo, dentro “sapevatelo” c’è un ammiccamento, c’è un senso comunitario, c’è orizzontalità, c’è un tono sussurrato, c’è intesa.
Ecco perché “sapevatelo” trova terreno fertile online: fa proprio il codice comunicativo della rete, più amichevole e deregolamentato, più vicino alla lingua orale che non a quella scritta. Online “sapevatelo” diventa un tassello che significa molto più di “sappiatelo”, che può ovviamente essere comunque utilizzato: “sapevatelo” aggiunge qualcosa di ulteriore in grado di dare un peso specifico diverso alla frase. La differenza è intuitiva, immediata, non necessita di spiegazioni: tale immediatezza è proporzionale al grado di interiorizzazione della parola, parametro individuale che ognuno può misurare di proprio pugno:
- Oggi non ho fatto quello che dovevo fare, sappiatelo
- Oggi non ho fatto quello che dovevo fare, sapevatelo
Le due frasi hanno una leggerezza differente, un canone diverso, accezioni divergenti. Se è chiaro il fatto che non si sia fatto quel che si doveva fare, nel primo caso la frase trasmette una sorta di minaccia, o quantomeno di indicazione operativa; nel secondo caso trasmette un tono scanzonato, quasi liberatorio per non aver fatto tutto quel che si sarebbe dovuto fare. Le due frasi trasmettono dunque il medesimo concetto, raccontando però immagini diverse di chi firma la frase stessa.
Sapevatelo, un hashtag
Nell’alveo di questa evoluzione verso la lingua ufficiale, “sapevatelo” attraversa anche un capitolo importante all’interno del mondo degli hashtag. Con un cancelletto davanti, infatti, “sapevatelo” esprime al meglio la sua natura di dialogo uno-a-molti. Questo per due motivi: perché la parola è al plurale, e perché la parola nasce e si sviluppa come moneta di scambio di un singolo con una community. La natura definita di “sappiatelo” è sì in una parola al plurale, ma appare rivolta più a tanti individui che non ad una comunità: con “sapevatelo” succede l’esatto contrario, approcciando più la comunità che non i suoi singoli individui.
L’hashtag #sapevatelo è oggi in assoluto tra i più utilizzati. È la nota dolce che accompagna tweet seriosi, è il tono scanzonato che rende accettabili anche i tweet più inutili. La statistica parla chiaro: sebbene Twitter non sia certo una community popolata quale Facebook, può contare in media almeno 1 tweet al minuto contenente l’hashtag “#sapevatelo”:
Su Facebook è meno utilizzato così come meno utilizzati sono gli hashtag: questione di codice e di contesto, ancora una volta, dati dalla differenza tra i due social network. Facebook è infatti ad oggi un “luogo” di piccole community e di rapporti individuali, mentre Twitter è un “luogo” aperto ove tutti parlano con tutti e gli hashtag diventano occasioni di incontri estemporanei e scambi improvvisati.
Sapevatelo nel dizionario?
Ci sono tutti gli ingredienti ormai. Quando nacquero i primi vocabolari, il loro ruolo era quello di fissare regole universali per la lingua, rendendola così comune in un paese che faticava a mettere assieme tanti dialetti, tanti idiomi, tante culture e troppe libertà. La comunicazione è infatti efficace quando il codice è condiviso, quando ci si capisce sui lemmi e sulla sintassi. Nel tempo, però, ci sono dinamiche che tendono a forzare i dizionari e a piegare quelle che dovrebbero essere regole fisse e non modificabili. La lingua, infatti, è materia viva, che si plasma attorno e assieme alla realtà, e che necessita pertanto di continui adattamenti. Il vocabolario deve così cambiare continuamente, soprattutto negli ultimi anni quando si è resa più evidente la forzatura derivante dalla lingua parlata e più fragile il ruolo delle regole precostituite.
“Sapevatelo” nel vocabolario, come parola condivisa e ufficiale? Presto o tardi dovrà succedere. Non è un passaggio importante, sia chiaro, poiché il suo valore è determinato sempre e comunque soltanto dal numero di volte con cui viene utilizzata e la vita non cambia a nessuno sia che la si “elevi” a lingua ufficiale sia che non succeda. Il vocabolario ha però il dovere di fotografare quanto successo: milioni di persone che utilizzano una parola comune meritano di vederla riconosciuta. Dunque, perché no?
Prima o poi succederà e sarà occasione per discuterne per qualche ora sui giornali e sui social media, ovviamente con opinioni opposte e referenti diversi. Ma alla fin fine quel che conta sarà vedere la lingua crescere e svilupparsi anche per quelle che sono le sue dinamiche online, tra post, tweet e condivisioni. Dopodiché già sapete come si deve giocoforza chiudere questo articolo.
Sapevatelo.