Nel decreto Sblocca Italia che andrà in aula per la conversione in legge, c’è una sezione che riguarda l’infrastrutturazione del Paese, nella doppia componente materiale e immateriale. Nell’articolo 6 uscito dalle commissioni dopo innumerevoli emendamenti, ci sono agevolazioni per la realizzazione di reti a banda ultralarga, semplificazione per le procedure di scavo e di posa e una novità: la certificazione degli edifici broadband ready, cioè già pronti per la posa delle reti.
Le principali novità dello sblocca Italia (sul quale probabilmente il governo metterà la fiducia) hanno a che fare con un’agevolazione fiscale, tramite il riconoscimento di un credito di imposta, a favore di chi realizza nuovi interventi sulla banda ultralarga su aree cosiddette bianche nella rete di accesso primaria e secondaria. Il governo Renzi si era reso conto che il decreto crescita del 2012 poteva essere rimpolpato favorendo la realizzazione di interventi infrastrutturali per i quali non sono previsti contributi pubblici a fondo perduto, realizzati sulla rete fissa e mobile, su impianti wireless e via satellite, inclusi gli interventi infrastrutturali di backhaul. C’è di mezzo il solito problema dell’agenda 2020, che vede l’Italia in forte ritardo sui 30 Mbps e assente sui 100 Mbps.
Questi i principi cardine, ma si capisce cosa ne è uscito soltanto leggendo gli emendamenti all’articolo 6 (pdf) preparati dalla Camera. Un dossier che semplifica una mole di lavori in commissione che ha frantumato alcuni record precedenti, sia in termini di gliottina per la calendarizzazione, sia per i colpi di scena tra pareri contrari del governo e sistemazioni all’ultimo minuto della povera relatrice Chiara Braga e degli eroici deputati che vi hanno lavorato (tra i quali alcuni esperti del tema spesso sentiti e citati su Webnews, come Antonio Palmieri, Paolo Coppola, Mirella Liuzzi).
Dopo 19 ore ininterrotte di commissione e 4 notti quasi insonni chiuso in Comm il lavoro su #SbloccaItalia Grazie a @Deputatipd @pdnetwork
— Chiara Braga (@bragachiara) October 18, 2014
Ore 5 del mattino: esame dello #sbloccaitalia concluso in commissione.
— Mirella Liuzzi (@mirellaliuzzi) October 18, 2014
Agevolazioni ed edifici broadband
Il disegno di legge ha apportato alcune significative modifiche al comma sulle agevolazioni, che hanno specificato come il credito riguarderà soltanto la rete a banda ultralarga (da 30 Mbps a 100), specifica che gli interventi devono essere nuovi, si invita il MISE a descrivere il piano delle aree bianche, si precisa che sono ammessi al beneficio la costruzione di cavidotti, cavi in fibra ottica, armadi di terminazione ottica e tralicci che non ricadano in aree dove risulta già presente la rete a banda ultralarga, si prevede in caso di più operatori di premiare chi garantisce maggiore copertura. Viene posto il termine del 31 gennaio 2015 per presentare la domanda per accedere il credito di imposta sul sito web del Ministero dello sviluppo economico.
Nella seconda parte, si precisano con diversi commi l’incoraggiamento – decisamente forte – dello Stato verso gli operatori, con diversi esoneri dall’autorizzazione paesaggistica e provvedimenti semplificati. Insomma, pioggia di infrastrutture e di antenne. Con qualche polemica dura da parte dei cinquestelle, che hanno fortemente criticato Ermete Realacci.
Palmieri, ha ottenuto, da par suo, la modifica dell’articolo 86 del codice delle comunicazioni elettroniche per assimilare agli oneri di urbanizzazione primaria le opere di infrastrutturazione in fibra ottica per la banda ultralarga, anche all’interno degli edifici.
Ma la novità più interessante, originale, è l’etichetta per gli edifici broadband ready, che di fatto obbliga dal prossimo luglio a predisporre per la banda larga le nuove costruzioni e quelle a forte ristrutturazione. All’inizio questo concetto non piaceva al governo, si temeva un effetto di rialzo dei costi, ma alla fine è passato. La legge prevede dunque che dal 1° luglio 2015 gli edifici così equipaggiati, dotati di impianti di comunicazione ad alta velocità in fibra ottica fino ai punti terminali di rete, nonché di un punto di accesso, potranno su base volontaria (ecco come sono stati evitati di costi del certificatore) ricevere l’etichetta di “edificio predisposto alla banda larga”. Questo è un passo ovviamente di modernità, apprezzato dall’Europa, dove esistono queste certificazioni già da anni. Si vedrà quali risultati porterà insieme ad agevolazioni e il piano banda larga per portare il paese verso una infrastruttura di rete veloce.