La televisione italiana, nei giorni scorsi, è stata attaccata dal presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Corrado Calabrò che ha stabilito l’avvio di un team di ricerche che possa verificare la qualità dei programmi televisivi e di come questi possano influenzare i comportamenti degli individui.
La televisione ormai raccoglie solo “banalità e volgarità” e questo causa un trasferimento ingente di target verso altri mezzi di comunicazione, come Internet. Il problema, della scarsa qualità dei programmi, viene spesso imputato agli inserzionisti che vogliono a tutti i costi raggiungere l’audience maggiore, indipendentemente dal valore del programma stesso.
Quello della pubblicità televisiva è al momento il problema reale della nostra TV, la crisi economica potrebbe provocare dei danni non solo a livello di nuovi contenuti ma anche una diminuzione di budget da destinare all’advertising televisivo.
Per evitare anche la crisi pubblicitaria ci sono varie proposte: quella di diminuire la quantità degli spot durante le trasmissioni, oppure diminuire la durata degli spot e, ipotesi molto remota, costruire una TV senza telecomando (fatta cioè di spot talmente veloci che non si ha il tempo di cambiare programma). La riduzione della pubblicità televisiva consentirebbe, però, di distribuire il budget di pianificazione anche su altri media.
La rete televisiva Fox, in America, ha già usato uno di questi metodi, tagliando del 50% le pubblicità durante i serial televisivi, questo sistema ha già prodotto degli ottimi risultati, innanzitutto un ROI notevole e un alto livello di coinvolgimento e interesse verso il programma.
Probabilmente è finalmente giunto il momento di tirar fuori i nostri miglior creativi per innovare il formato e i codici della pubblicità in TV e migliorare di conseguenza la qualità dei programmi.