«Consiglio ai genitori di parlare con i propri figli delle loro attività online, prima che di sesso». Sono le parole di Eric Schmidt, intervenuto di fronte alle telecamere di Reuters per discutere di Web, privacy e pericoli riguardanti i più piccoli in Rete. «Dobbiamo combattere per difendere la nostra privacy o la perderemo», questo il monito lanciato dal chairman di Google, che richiama l’attenzione su un tema mai come oggi d’attualità.
Secondo Schmidt i rischi più grandi che i minori si trovano ad affrontare durante la permanenza online derivano da un utilizzo inconsapevole e poco responsabile degli strumenti a loro disposizione. In altre parole, i giovani (e giovanissimi) sono spesso sprovvisti di alcune nozioni che, se non arrivano dagli istituti educativi, devono essere illustrate da papà e mamma.
Emblematico l’esempio del teenager che nelle scorse settimane ha pubblicato alcuni messaggi razzisti su Twitter indirizzati al presidente Barack Obama, subito dopo la sua rielezione. I tweet non sono passati inosservati e i media di tutto il pianeta hanno trattato la vicenda, in qualche caso riportando nome e cognome dell’autore, associandolo così a un episodio che in futuro non gioverà di certo alla sua reputazione.
Una ricerca condotta di recente da Pew Internet su un campione di 802 genitori mette in luce la preoccupazione verso il rapporto tra più piccoli e Web. Il timore principale è quello relativo alla possibilità che i loro figli vengano adescati in Rete da qualche malintenzionato, soprattutto attraverso i social network. Molti si chiedono poi che ripercussioni potranno avere le frasi, le immagini e i video pubblicati oggi dai teeneager e quali sono le informazioni sui figli raccolte dai pubblicitari.
Siamo di fronte a un problema reale. Le persone si troveranno a fare i conti con la propria disattenzione, perché non esiste un pulsante “Cancella” su Internet e oggigiorno è molto semplice essere i primi responsabili delle violazioni della propria privacy.
Queste le parole di Schmidt. Se a pronunciarle è l’uomo a capo di un colosso che ha fondato la propria fortuna sull’advertising online e di recente si è lanciato nell’ambito dei social network (con la piattaforma Google+), probabilmente è davvero giunto il momento di affrontare il problema in modo serio e consapevole.