Facendo fede alla traduzione offerta da Reuters, occorre riportare l’interessante punto di vista espresso dall’amministratore delegato di Google Eric Schmidt circa il rapporto tra la politica ed il web. Secondo Schmidt il mondo politico ancora non ha compreso Internet, ancora non ne sa sfruttare le potenzialità e molto presto la classe dirigente dovrà fare i conti con i rischi che proprio Internet porterà nei loro confronti.
«Uno dei miei messaggi (ai politici) è di pensare di avere ognuno dei propri elettori costantemente online, che avviano un controllo ‘vero o falso’. Noi (a Google) non abbiamo la verità in tasca ma potremmo essere in grado di offrire un’opportunità»: i cittadini potranno avere risposte molto più precise e veloci circa ciò che vanno asserendo i politici e tutto ciò renderà più trasparente il confronto e meno semplici i discorsi pieni di seduzione e poveri di verità.
«Molti dei politici non comprendono al momento molto bene il fenomeno di Internet […] È in parte per la loro età… spesso quel che imparano di Internet è dai loro collaboratori e dai loro figli […] Internet ha largamente svolto per i politici un ruolo di raccolta fondi… ma non ha ancora influenzato le elezioni. E chiaramente lo farà […] Ha abbattuto le barriere esistenti fra gente e informazione, democratizzando in effetti l’accesso alla conoscenza umana. Questo ci ha reso molto più potenti come individui».
La teoria del CEO di Google è radicale: Internet è uno strumento pervasivo che offrirà sempre più strumenti all’utenza. Con questi strumenti il cittadino sarà sempre più critico ed informato, dunque il politico dovrà adattare a queste nuove condizioni il proprio operato e le proprie comunicazioni. Internet, insomma, cambierà tanto la società quanto la politica e di questo la classe dirigente deve fare ammenda. Ad ascoltare le sue parole dal vivo c’erano nell’occasione Tony Blair e la platea del Partito Conservatore inglese.
Non solo: Internet è un ottimo termometro dei pensieri e delle sensazioni dell’utenza. Schmidt usa un gioco di parole per spiegare come ogni blog abbia soprattutto un lettore sopra ogni altro: l’autore stesso. Leggere i blog significa quindi vedere in trasparenza il proprio potenziale elettorato. Con tutto ciò che ne consegue.