Eric Schmidt ha lasciato il proprio ruolo in qualità di CEO in casa Google, ma in questo passaggio di consegne non è possibile ignorare il percorso in numeri che il gruppo ha compiuto durante la sua reggenza durata un decennio.
Quando Schmidt è entrato nella sala comando di Mountain View, infatti, tutto quel che c’era era una grande promessa, i sogni di due ragazzi di poco più di 25 anni e la sicurezza di 284 impiegati pronti a portare avanti un’idea virtuosa. Google ai tempi incassava già 86.4 milioni di dollari annui con profitti per 7 milioni: un ottimo risultato per una start-up. Ma l’ascesa era appena iniziata. Il grande salto è stato compiuto nel 2004, quando il gruppo è stato portato in borsa al grido di “don’t be evil” trovando una quotazione iniziale pari ad 85 dollari. Il valore delle azioni era già a quota 200 pochi mesi più tardi, a quota 465 dollari a fine 2005 ed al picco di 714 dollari a fine 2007.
I momenti bui del 2008 hanno fotografato più l’andamento complessivo dell’economia internazionale che non l’andamento reale del gruppo, il quale ha iniziato anzi un nuovo percorso di innovazione che ha portato nuovamente le azioni oltre quota 600 dollari a fine 2009 ed a fine 2010. Schmidt lascia con le azioni a 626.77 dollari ed una trimestrale positiva a mettere il punto alla fine del proprio lungo capitolo.
Ha preso in mano un gruppo a forgiare, lo ha portato ad una quotazione a Wall Street del valore di 23 miliardi e fa un passo indietro quando la quotazione medesima è ormai oltre i 200 miliardi. Nel far ciò comunica inoltre alla SEC la vendita di 534,000 azioni Classe A per il valore di 335 milioni di dollari: una bella pensione, ma tutto sommato soltanto una piccola quota rispetto alla liquidazione da 5.45 miliardi di dollari che gli spetta per il possesso di ulteriori 8.7 miliardi di azioni (circa il 2.7% dell’intera proprietà del gruppo).
Abbandonata la sedia di CEO, Schmidt si dedicherà ora ai rapporti esterni del gruppo ed il suo programma di pellegrinaggio internazionale sembra essere fitto fin da subito: lunedì a Londra, martedì a Monaco, mercoledì a Zurigo, giovedì a Davos. Come se di strada non ne avesse fatta abbastanza.