Scientigo, la nuova Eolas?

Mentre l'annosa vicenda Eolas vs. Microsoft segna un altro insuccesso per Redmond, si apre il caso Scientigo, la piccola software house che vanta diritti su XML.
Scientigo, la nuova Eolas?
Mentre l'annosa vicenda Eolas vs. Microsoft segna un altro insuccesso per Redmond, si apre il caso Scientigo, la piccola software house che vanta diritti su XML.

Ci siamo più volte occupati su Webnews della vicenda che vede contrapposte Microsoft ed Eolas.
Questa piccola e misconosciuta società californiana è balzata agli onori della cronaca circa due anni fa (anche se le prime schermaglie legali con la società di Redmond risalgono al 1999). Il caso è presto diventato il simbolo negativo di certe assurdità legate alla gestione dei brevetti sul software. Ricordiamo infatti che Eolas detiene il brevetto 5,838,906
dello US Patent and Trademark Office, riguardante l’utilizzo di applicazioni esterne e plug-in incorporati nelle pagine web e quindi gestiti dai comuni browser. Si parla di componenti ormai essenziali per il funzionamento di milioni di siti, dai movie fatti con Flash ai controlli ActiveX. Ad un certo punto della vicenda, Microsoft si è trovata davanti ad un bivio: scegliere di appianare la questione pagando ad Eolas un cospicuo risarcimento per violazione della normativa sui brevetti oppure decidere di eliminare il supporto per plug-in e oggetti esterni da Internet Explorer. Una mossa, quest’ultima, che si sarebbe tradotta in un danno enorme per gli utenti più che per il colosso di Redmond, tanto che, caso rarissimo,
in questa riedizione della lotta tra Davide-Eolas e Golia-Microsoft, quasi tutti
si sono schierati contro le pretese dell’azienda californiana, a partire dal W3C.

Condannata a pagare un risarcimento di oltre 500 milioni di dollari nel 2003, Microsoft ha tentato in tutti i modi di ribaltare la sentenza, e sembrava esserci riuscita in seguito alla decisione di una Corte d’Appello federale dello scorso marzo. Poco tempo per gioire, comunque, perché il 30 settembre
di quest’anno lo US Patent and Trademark Office ha stabilito la validità del brevetto rilasciato ad Eolas.

L’ultimo colpo alle speranze di Microsoft lo ha assestato pochi giorni fa la
Corte Suprema, rifiutando di ascoltare le richieste dell’azienda di Bill Gates
relative alle modalità di calcolo del risarcimento. La sentenza del 2003, infatti, condannava Microsoft a pagare $1,47 per ogni copia di Windows venduta tra il novembre 1998 e il settembre 2001: ecco come si arriva ai 521 milioni di dollari. Dal momento che il brevetto è valido solo negli USA, però, gli avvocati di Microsoft avevano chiesto di escludere dal computo le vendite di Windows effettuate fuori dal territorio americano. Toccherà ora ad un tribunale di Chicago pronunciare la parola fine sulla vicenda.

All’orizzonte, però, si affaccia un nuovo caso, equiparabile a quello di Eolas per almeno due motivi: coinvolge una piccola software house e riguarda un aspetto cruciale del funzionamento del web. La nuova Eolas si chiama Scientigo. È detentrice dei brevetti USPTO 5,842,213
e 6,393,426.
Non coprono, anche in questo caso, particolari ‘invenzioni’, ma ‘idee’, ‘metodi’,
nello specifico quelli che consentono l’impacchettamento e lo scambio di dati
sulla rete internet in ‘forma neutrale’, ovvero indipendente dalla piattaforma
e dai dispositivi che quei dati gestiscono. È l’idea che è alla
base di XML, lo standard riconosciuto (e promosso dal W3C) per questo tipo di operazioni e oggi vero fondamento del WWW e di migliaia di applicazioni, open source e commerciali.

Il miglior approfondimento possibile sulla vicenda, è questo articolo uscito su Technology Review, che contiene anche un’intervista ai principali manager dell’azienda di Charlotte. È una lettura illuminante come poche, in grado cioè di far emergere, al di là delle pretese di Scientigo, l’assurdità dell’intero sistema di brevetti sul software. Vivamente consigliata.

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