Dopo settimane di proteste che hanno accompagnato le discussioni in merito al ddl intercettazioni, va in scena oggi lo sciopero dei giornalisti contro quella che è stata etichettata Legge Bavaglio. Quali siano le ripercussioni del decreto sulle attività della stampa è tema in parte già trattato anche su queste pagine.
Nel suo iter parlamentare, il testo è stato più volte modificato, ritoccato, tagliato e integrato, nel tentativo di venire incontro a quanti hanno alzato il loro grido di dissenso in favore della libertà di stampa e di informazione. Lo sciopero di oggi è, secondo FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana), un gesto simbolico per mostrare i tanti silenzi che la legge imporrebbe. Le reazioni all’iniziativa denotano un malcontento trasversale, con l’adesione di testate storicamente vicine a entrambe le parti politiche.
Non mancano però voci fuori dal coro, come quella di Vittorio Feltri, direttore de Il Giornale, intervenuto in un video messaggio indirizzato ai suoi lettori per spiegare perché il suo quotidiano arriva anche oggi nelle edicole:
Il Giornale sarà regolarmente in edicola perché per protestare contro un provvedimento che non ci piace, la cosa più sbagliata sarebbe metterci da soli il bavaglio.
Sulla stessa linea anche Libero, come sottolinea il direttore Maurizio Belpietro:
Mettersi il bavaglio per contestare il bavaglio non è un’idea furba, soprattutto se il destinatario della rimostranza trae beneficio dell’azione che lo dovrebbe contrastare. Il danno dello sciopero infatti non lo patisce il governo contro cui è rivolto, ma i lettori.
ANSA.it invece aderisce all’iniziativa FNSI:
Anche i giornalisti dell’ANSA aderiscono alla giornata del silenzio indetta dalla FNSI contro il disegno di legge Alfano sulle intercettazioni. Il sito Ansa.it tornerà a essere aggiornato dalle 7 di sabato.
C’è stato anche chi, come Marco Travaglio, si è interrogato in modo differente sull’efficacia dello sciopero. Secondo il giornalista del Fatto Quotidiano, come visibile in un suo intervento sul palco del “2° Festival del giornalismo d’inchiesta” andato in scena a fine maggio in quel di Marsala (TP), protestare chiedendo una riduzione delle pene introdotte per i giornalisti che continueranno a pubblicare le intercettazioni fuori legge sarebbe una sconfitta per l’intera categoria. Tanto meglio che il decreto passi nella sua forma originale, così da aver poi maggiore possibilità che sia l’Europa a porgli veto. Va specificato che la redazione ha poi deciso di aderire all’iniziativa, mantenendo però un punto di vista scettico sulle forme della sua attuazione.
Anche il Web si è mobilitato, a suo modo. Gli organi di informazione tacciono, ma i lettori no e fanno sentire la loro voce sulle pagine dei social network. I tweet #noalbavaglio si moltiplicano, così come i commenti sulle bacheche di Facebook, ma anche in questo caso le posizioni sono contrastanti. Uno dei gruppi che più hanno sostenuto l’iniziativa, quello del Popolo Viola, tornerà attivo solo domani, ma non tutti i suoi sostenitori appoggiano la scelta. Ecco uno dei commenti pubblicati:
Per me non ha alcun senso protestare contro il bavaglio imbavagliandoci per un intero giorno, facilitando il compito agli “imbavagliatori” che – oltre al danno, la beffa – usciranno con i loro giornali-trombetta.