SCO continua la sua battaglia legale contro il mondo Linux lanciando un nuovo prepotente monito. Dopo aver accusato Linux di violazione del copyright relativo a parte del codice Unix, dopo aver richiesto pagamenti dagli utilizzatori di Linux, SCO punta oggi ancora più in alto con due accuse precise: la licenza GPL sarebbe incostituzionale ed IBM non avrebbe alcun diritto di difenderla in quanto non detentore di alcun diritto in merito.
La prima accusa riguarda la peesunta incostituzionalità della licenza GPL, base fondante di Linux. Secondo SCO, infatti, la licenza sarebbe incostituzionale ma non solo. Violerebbe anche leggi americane sul copyright, sull’aantitrust e sul controllo delle esportazioni.
La seconda accusa colpisce IBM, il più importante sostenitore del pinguino. SCO, infatti, asserisce che la GPL sarebbe una forma di copyright intestata alla Free Software Foundation (FSF), e dunque l’IBM sarebbe tagliata fuori da ogni forma di intervento sulla licenza stessa in quanto non titolare di alcun diritto su di essa.
Sulla vicenda GPL, dunque, si svolgerà probabilmente il secondo atto della battaglia legale in corso tra il mondo Unix ed il mondo Linux. SCO non ha aggiunto ulteriori precisazioni sulla sua dichiarazione, lasciata cadere in un’udienza del processo che la oppone ad IBM.
Sco non è la prima ad attaccare la licenza su cui si basa gran parte del mondo open source. Negli anni scorsi già Microsoft, per bocca dei suoi più alti dirigenti, aveva messo alla berlina il lascito più proficuo della Free Software Foundation: Jim Allchin la additò come contraria allo “spirito americano”, Craig Mundie la paragonò ad un virus, mentre Steve Ballmer la definì addirittura un cancro.