Torna a parlare SCO, e lo fa tramite il suo rappresentante numero uno Darl McBride. Nella forma di una lettera aperta McBride affronta di petto gli argomenti principali dello scontro aperto con il mondo Linux e tenta di chiarire, con toni pacati quanto diretti, le ragioni di SCO in questa battaglia. Recentemente fu lo stesso McBride a sottolineare come il danno d’immagine per l’azienda in seguito alla disputa legale con IBM fosse consistente, ma dalle stesse parole del rappresentante italiano Orlando Zanni si evince come l’azione sarebbe considerata “doverosa nei confronti degli azionisti”.
In quest’ultima lettera l’attacco alla GPL e al movimento open source è diretto, smentendo le varie prese di posizione dei manager di SCO che hanno da sempre detto di non voler attaccare il movimento che si raccoglie attorno a Linux e al software libero.
Lo SCO-pensiero è basato tutto su un attacco frontale al sistema delle licenze GPL. Egli si premunisce di sottolineare come sia stata la stessa IBM a mettere sul piatto della discussione le licenze usate nel mondo Linux, dunque SCO usa ora tale tematica per evidenziare le proprie pretese nei confronti del mondo del pinguino.
“Sono loro stessi a definire la GPL ‘copy-left'”: secondo McBride la GPL sarebbe «incostituzionale» e violerebbe il diritto espresso dai «padri fondatori». La GPL è anche contraria al principio fondante della DMCA secondo cui sarebbe il profitto il motore fondante e principale della ricerca. Sulla base di questa incostituzionalità tutti i prodotti sotto licenza GPL costituirebbero dunque un danno per l’economia e per l’impianto del diritto.
Secondo McBride la licenza GPL violerebbe anche le indicazioni dell’Unione Europea in tema di diritto d’autore, dimostrando di non conoscere i molti attestati di stima al software open source che giungono dalle varie nazioni europee, Italia compresa.
“E’ globalmente in ballo il futuro dell’economia” sentenzia Mc Bride ipotizzando un orizzonte in cui, se accettata la costituzionalità della patente GPL, l’intero sistema oggi basato sul copyright si vedrebbe privo di basi fondanti. La lettera si conclude con un motto di fiducia nei confronti della corte in quanto, secondo McBride, sarebbe assurdo che i manifestanti per il software libero avessero la meglio sui principi espressi più volte dall’autorità del Congresso e della Corte Suprema.