SCO alza la mira e colpisce direttamente strutture governative USA. La lotta non è certo contro i piani alti del potere, quanto contro Linux e il codice “rubato” a Unix. SCO alza però la mira colpendo supercomputer al servizio di “Lawrence Livermore National Laboratory“(LLNL) e “National Energy Research Scientific Computing Center” (NERSC).
«Richiediamo un incontro per discutere alternative possibili per voi. siamo certi che possiamo proporre soluzioni accettabili ed economicamente realizzabili»: con queste parole Gregory Pettit, direttore regionale SCO, invita il direttore del NERSC Horst Simon a prendere in considerazione la possibilità di regolarizzare la posizione del proprio gruppo nei confronti di SCO.
La lettera si chiude con toni che lasciano poco spazio alla fantasia: «Se il nostro invito non dovesse trovare riscontro gireremo il vostro nome al nostro Consiglio per prendere in considerazione la possibilità di un’azione legale». Dopo AutoZone e DaimlerChrysler è dunque ora venuto il momento di obiettivi maggiormente ambiziosi quali i supercomputer governativi.
I due dipartimenti ai quali è stata indirizzata la notifica di SCO sono infatti dotati di grandi quantità di macchine basate su piattaforma Linux. Le reti costituite determinano entità che figurano in cima alle classifiche dei supercomputer più veloci del mondo, ed il numero di sistemi Linux installati (nonchè la forte eco che il caso può riscuotere per ovvia conseguenza) si fa dunque goloso per le rivendicazioni dell’azienda che contesta i diritti sul codice Linux.
Singolare è il fatto che una delle due denunce colpisce nientepopodimenoche un cliente SCO: NERSC, infatti, possiede un supercomputer Unix dalle grandi potenzialità, ma tra le sue colpe maggiori figura probabilmente una collaborazione di vecchia data con IBM (nemica putativa di SCO fin dall’inizio della vicenda irrisolta dei codici).