Quando ancora non accennano a placarsi le polemiche politiche dopo l’aggressione subita dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi domenica sera a Milano, ecco spuntare un piccolo ma curioso “giallo” legato alla vicenda.
Protagonista di questa curiosità è Google Immagini, il servizio di ricerca delle immagini di Google. Ebbene, se si prova a cercare le foto dell’aggressione al Premier, cioè le foto scattate dai presenti pochi minuti dopo l’attacco di Piazza del Duomo, su Google non si trova alcuna traccia di esse.
Inserendo infatti le query “Silvio Berlusconi aggressione”, “Silvio Berlusconi Duomo” o altre simili, il motore di ricerca fornisce risultati in cui compaiono unicamente immagini di Berlusconi ritratto in varie occasioni pubbliche, ma mai nella tragica cornice vista domenica sera con il volto insanguinato e lo sguardo smarrito.
Il pensiero di diversi osservatori corre così subito ad una possibile censura applicata dal motore di ricerca di Mountain View, una scelta che potrebbe essere stata fatta, così si ipotizza, per evitare la diffusione di foto non certo edificanti per l’immagine del Premier ma anche e soprattutto per l’immagine dell’intero Paese.
L’ipotesi della censura, tuttavia, viene smentita subito e con decisione da Google stessa, che spiega come la non presenza delle foto su Google Immagini sia dovuta a questioni tecniche e non a scelte censorie:
Aggiorniamo l’indice delle immagini regolarmente ma questa procedura richiede tempo, pertanto è possibile che immagini già comparse in articoli non siano immediatamente disponibili nei risultati della ricerca immagini su Google. Tuttavia, una volta che il motore di ricerca ha eseguito la scansione della pagine Web, le immagini, presenti sui siti indicizzati, dovrebbero apparire.
E ancora:
Google dà una grande importanza all’imparzialità dei propri risultati di ricerca. Non censuriamo né rimuoviamo immagini a meno che non provengano da pagine Web che violano le nostre linee guida per Webmaster, non ci venga imposto dalla legge o non venga espressamente richiesto dal webmaster responsabile della pagina che le ospita.
Per Google si tratterebbe quindi soltanto di una semplice questione tecnica, di un piccolo ritardo nell’indicizzazione delle immagini, chiudendo così decisamente la porta a qualsiasi sospetto di manipolazione dei risultati.
Certo sorprende un po’ il fatto che le stesse foto siano invece presenti sui siti della concorrenza, cioè sugli analoghi servizi di Bing e Yahoo, ma va detto che la presenza delle stesse foto tra i risultati delle normali ricerche di Google (quindi non quelle specifiche di Google Immagini), fa effettivamente propendere per la motivazione di un piccolo ritardo nella catalogazione delle foto da parte del servizio.