800 milioni di euro. La promessa venne a suo tempo da un coro a più voci: Claudio Scajola (allora a capo del Ministero per lo Sviluppo Economico), Renato Brunetta (Ministro della Pubblica Amministrazione), Renzo Turatto (capo del dipartimento per digitalizzazione e innovazione della Presidenza del Consiglio) ed altri ancora. Tutti ad una sola voce: il Governo è pronto a stanziare 800 milioni di euro per favorire la banda larga in Italia, promettendo così una strenua (quanto abbozzata) lotta al digital divide. Ma di questo tesoretto se ne sono perse, probabilmente in modo definitivo, le tracce.
L’annuncio giunge dal Sole 24 Ore, il quale sarebbe entrato in possesso di informazioni secondo le quali la banda larga non solo non figurerebbe più tra le priorità governative, ma i soldi preventivati sarebbero anche andati in fumo annullando del tutto le potenzialità di investimento annunciate in precedenza. I famigerati 800 milioni sarebbero infatti scomparsi nel passaggio al CIPE: più volte il Governo ha scaricato sul Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica la responsabilità di sbloccare i fondi, ma i nomi del Comitato non lasciavano ampi margini interpretativi: in realtà il “tesoretto” era virtuale e mai realmente destinato allo sviluppo della Rete nazionale di connettività a banda larga, ed il tempo non ha fatto altro che confermare quanto in ipotesi fin dall’inizio.
Il Governo starebbe cercando ora una via d’uscita del tutto complessa: attribuire i fondi su base regionale cercando di coinvolgere nell’investimento i Governatori e prevedendo interventi mirati esclusivamente alla cablatura in fibra per una serie di distretti industriali individuati da Confindustria. Ma il progetto nasce ancora una volta viziato da problemi di fondo insormontabili. Il primo è nell’esiguità del fondo disponibile, appena 100 milioni da dividere tra le Regioni contro gli 800 iniziali (gli altri 700, quindi, son da considerarsi già irrimediabilmente perduti). Il secondo è nell’attuale difficile rapporto tra Stato e Regioni, con i Governatori più volte sul piede di guerra con il Governo per il modo in cui i costi e responsabilità sono stati nel tempo scaricati dal centro alla periferia.
Il ministero fa “moral suasion” affinché le regioni, che entro ottobre dovranno presentare i bandi per accedere al cofinanziamento nazionale, prediligano tra i progetti quelli orientati alla diffusione della banda larga
Secondo quanto indicato da Carmine Fotina sul Sole 24 Ore, insomma, sta alle Regioni la responsabilità di includere o meno la banda larga tra le proprie richieste allo Stato. Sta alle regioni scegliere se prediligere la copertura del territorio ad altre urgenze. Sta alle Regioni, insomma, compiere la scelta definitiva. In questa situazione di stallo, mentre l’UE fa pressioni per la costituzione di una New Generation Network e mentre il PIL nazionale continua a soffrire di un digital divide sempre più radicato, la banda larga italiana rimane al palo portandosi appresso ritardi cronici e continue frizioni tra gli attori del mercato interessati al comparto.
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