«Alla presenza del ministro per la Pubblica amministrazione e l’innovazione, on. Renato Brunetta, si è tenuta oggi la presentazione del progetto “A scuola con JumPC“, nato dalla collaborazione tra Intel Corporation Italia, Olidata e Fondazione Mondo Digitale». La comunicazione ufficiale diramata notifica i risultati derivati da una iniziativa avviata in cinque istituti primari di Lazio, Piemonte e Sicilia al fine di sperimentare uno strumento nato per «supportare, potenziandola, la didattica nelle scuole italiane grazie all’introduzione di nuove tecnologie IT in grado di arricchire l’insegnamento e formare le nuove generazioni ad un utilizzo consapevole e proficuo dell’informatica».
La base dalla quale nasce il cosiddetto JumPC è il noto Classmate di Intel, il prototipo che avrebbe dovuto sfidare l’XO del progetto One Laptop Per Child. Lo spostamento dell’obiettivo ha portato il Classmate a verificare le proprie potenzialità presso le strutture scolastiche ed ora, grazie al tentativo italiano con il JumPC di progettualità Olidata, si giunge a tirare le prime somme. «Le cinque scuole coinvolte hanno testato l’utilizzo del JumPC in differenti contesti formativi, così da poter trarre valutazioni complete circa la versatilità e le potenzialità educative dello strumento. In particolare, gli istituti del Piemonte e di Palermo lo hanno applicato all’apprendimento della lingua italiana, della geografia, della matematica e delle scienze. A Roma, la scuola primaria Cardinal Massaia ha adottato il portatile per l’insegnamento della lingua inglese, sperimentandolo in varie attività (cd-rom interattivi, giochi didattici, test di verifica, ecc.). La primaria Fratelli Cervi, che ha avviato la sperimentazione da poco più di un mese, sta invece testando il portatile su quattro discipline: storia, geografia, italiano e matematica».
In seguito ad un primo sondaggio presso utenti e docenti coinvolti nell’esperimento, la risultanza è stata quella di un generale apprezzamento per il dispositivo, con particolare plauso ad alcuni aspetti specifici:
- Creazione di ambienti di apprendimento innovativi e collaborativi;
- Combinazione di stili di apprendimento differenti;
- Sviluppo delle conoscenze tecnologiche degli alunni;
- Supporto allo studio individuale e di gruppo;
- Attività di preparazione e amministrazione.
«Ma, soprattutto, ciò che emerge dal sondaggio è un significativo incremento della motivazione allo studio, risultato particolarmente lusinghiero se consideriamo peraltro la durata relativamente breve del progetto»: quest’ultima considerazione risulta evidente dal pensiero espresso dagli studenti: il 73% ha affermato che l’uso del dispositivo rende più “divertente” il lavoro in classe, il 99% sostiene di capire meglio la lezione grazie ai contenuti digitali ed il 99.5% sostiene che l’attività di studio sia generalmente più gradevole.
Bocciata la lavagna, bocciate le presentazioni in stile PowerPoint, promossi i contenuti digitali veicolati con JumPc. Ciò nonostante tanto gli studenti quanto gli insegnanti sembrano concordare sul fatto che il pc possa essere soltanto “uno” degli strumenti e non “lo” strumento per eccellenza. L’esperimento, insomma, suggerisce non una sostituzione, ma bensì un affiancamento, così che i sistemi tradizionali di studio possano essere integrati dalle nuove metodologie promosse dal digitale.
Intel è a capo del progetto 2goPC da cui tutto è partito, mentre Olidata ha portato invece online un sito apposito nel quale vengono descritte le caratteristiche tecniche dello specifico JumPC in sperimentazione. Se ne descrivono le caratteristiche tecniche, le funzionalità incluse e tutte quelle attenzioni che dovrebbero farne il dispositivo adatto per i bambini di minore età:
- «Olidata JumPC appartiene alla categoria degli UMPC (ultra-mobile personal computer), è dotato di tecnologia Intel e del sistema operativo Microsoft Windows XP Home. L’accensione può avvenire sia con l’interfaccia Magic Desktop, sia con Windows, è sufficiente impostare la propria preferenza, che può essere modificata ogni volta che si desidera passare dalla modalità junior a quella senior»;
- «può afferrare la maniglia antiscivolo, trasportarlo con semplicità perché pesa poco più di un chilo, portarlo ovunque, in auto o al parco, grazie alla batteria, mentre le speciali proprietà antishock delle plastiche e la tastiera idrorepellente lo proteggeranno da cadute accidentali e da versamenti di acqua o altre sostanze liquide»;
- «Quando JumPC utilizza Windows è un vero e proprio computer portatile con funzionalità wireless (Wi-Fi 802.11b/g e di rete mesh) che consente di compiere le operazioni tipiche di un notebook, come scrivere testi, inviare e-mail, navigare in internet, scaricare foto e archiviare i propri files».
Intel® Celeron® 900 MHz, display da 7 pollici, 512 MB di RAM DDR2, HD Nand Flash da 2 Gb, connettività wireless. Basato su Windows XP, 199 euro iva inclusa. Il pc è dotato di software appositamente progettati quali My First Browser («è il browser sicuro per i bambini perché potranno navigare col loro JumPC solo nei siti che i genitori avranno scelto ed approvato come adatti ed interessanti per i lori figli»), Magic Mail (per la gestione sicura di posta, rubrica e spam), Easy Write («Programma di scrittura, facile e divertente»), Easy Learning («Esercizi di matematica ed ortografia»), Easy Paint («Disegnare, colorare e fare editing di immagini»), My First Music (per i primi esperimenti con la musica) ed altro ancora.
Tutto ciò va a configurare quello che è il cosiddetto Magic Desktop, peraltro software per la seconda volta «considerato “Il miglior software per bambini fino a 10 anni” da uno studio realizzato da Deloitte & Touche nell’ambito dell’iniziativa dell’Unione Europea – Safer Internet day». Magic Desktop è oggi sul mercato a prezzi variabili tra 29.99 e 49.99 euro come strumento affidabile e sicuro con il quale un bambino di età scolare può iniziare le proprie pratiche con gli strumenti informatici.
Inevitabilmente le pressioni verso un sempre più precoce approccio al digitale si fanno sempre più marcate. Lo richiede il mercato, lo richiede la scuola: la pratica informatica è qualcosa che si impara giorno dopo giorno e ad oggi non è semplice per le scuole insegnare le basi di quella che è la cultura informatica necessaria per affrontare con sicurezza la Rete e le minacce che si porta appresso. Il pc di casa è la palestra principale, ma non sempre si adatta alle capacità di un ragazzo di tenerà età. E, soprattutto, difficilmente un genitore ha tempo di controllare ogni singola attività portata avanti. La ricerca di soluzioni nuove è pertanto un viatico obbligatorio che Intel ha imparato ad interpretare a partire da quella che era stata una soluzione pensata per i paesi in difficoltà e per le popolazioni impossibilitate ad entrare in altri modi a contatto con il mondo digitale.
I giudizi veri sulla bontà dell’idea andranno lasciati al corpo docenti, a chi avrà in mano le lezioni e toccherà con mano le differenze nelle modalità e nel tasso di apprendimento dimostrati. Ad oggi non resta che fotografare l’ennesimo tentativo, ovviamente interessato ma non per questo deficitario, di portare l’informatica nella scuola ed in mano ai bambini. Trattasi sicuramente di un esperimento importante e difficile, pieno di insidie e necessitante di una analisi oltremodo approfondita.
In ballo ci sono grosse opportunità, ed è questa l’occasione anche per mettere sulla bilancia strumenti individuali (come può essere il JumPC) e strumenti collettivi (quale può essere la famigerata lavagna interattiva presentata anzitempo dal Ministero per la Pubblica Istruzione alla presenza, anche in quel caso, dell’on. Brunetta). Il digitale non è un fine, ma un mezzo: spesso la confusione è dietro l’angolo. Ed il rischio è ancor più concreto se ad indirizzare le linee informatiche dell’educazione scolastica italiana è una piccola FAQ dai toni seguenti: «La scuola, nella sua autonomia didattica e organizzativa, potrà organizzare le attività e gli insegnamenti facendo in modo di assicurare la massima funzionalità dei servizi. Ci auguriamo che anche il laboratorio di informatica possa trovare spazio tra le attività».