Una persona di fronte alla televisione ascolta il TG sfruttando l’effetto radio della TV mentre, nel frattempo, si occupa d’altro. È parzialmente distratto ma d’improvviso è stimolato da una notizie che gli interessa molto ma altri rumori e distrazioni non permettono di godere pienamente della notizia.
La leggerò online, pensa.
Per poterla leggere online, l’uomo ha giocoforza dovuto registrare nella sua mente alcuni tag, che gli permetteranno di collegarsi ad un motore di ricerca, digitare le keyword tag e far comparire i documenti pubblicati riguardanti la notizia.
Su questo principio si basano i tag dei post nei blog: Search Engine Thinking, mi pare sia un nome sufficientemente altisonante da coniare.
L’uomo di cui sopra infatti sono io, a cena, qualche giorno fa: ho registrato una notizia che mi interessava ragionando per tag. Ho letteralmente pensato alle parole chiave della notizia, per poterla ritrovare rapidamente (diciamolo) su Google News.
Le applicazioni di marketing, se non sono l’unico al mondo a ragionare per tag, potrebbero essere infinite: tag nelle pubblicità televisive, tag nelle affissioni, nelle brochure, tag ovunque.
Ricordi stimolati dai tag: non più brand awareness ma tag awareness.
Che ne pensate? Non siamo realmente portati dalla search experience a ragionare per tag? È soltanto una mia impressione?