Se rispondono a determinati requisiti di pubblicazione, anche i social network possono essere utilizzati per dare informazioni agli azionisti. Lo ha specificato la SEC, la commissione di controllo della Borsa americana dove peraltro già qualche social, come Facebook, è spesso invitato a depositare le proprie informative. Una prospettiva interessante che incrocia il tema finanziario con quello della Rete. Con qualche cautela.
Il commento sulla pagina economica del New York Times è positivo, ma non mancano alcuni aspetti delicati. In fondo, la trasparenza è premessa di ogni convenzione tra le parti di un investimento finanziario. Come è dimostrato dalla lunga parte dedicata a questo tema nel regolamento sul crowdfunding per le startup appena pubblicato dall’equivalente italiano della SEC, la Consob.
Il successo straordinario di questi siti ha superato anche la proverbiale cautela di Wall Street, forse la scuola economica che meglio sa, al mondo, quanto l’informazione è la vera fonte del denaro. Tuttavia, proprio perché i social moltiplicano l’evidenza di una informazione bisogna capire che uso intendono farne le aziende quotate.
Si può considerare una informativa ciò che gli utenti possono trovare facilmente, senza ostacoli e senza filtri sulla pagina social di un’azienda: lezione appresa da Reed Hastings, amministratore delegato di Netfflix, incappato in una dura reprimenda per aver postato un breve messaggio sulla sua pagina Facebook nel quale si congratulava con il team per aver raggiunto il miliardo di ore di video mensili prefissato dalla società.
Peccato che il messaggio fosse importante dal punto di vista finanziario, ma letto soltanto dai 200 mila seguaci della pagina e non divulgato con una comunicato stampa e protocollato presso la commissione. Ora, la posizione della SEC sembra ammorbidirsi con l’ok alle comunicazioni via social, ma per tutti:
Una parte di azionisti non dovrebbe essere in grado di ottenere un vantaggio su altri azionisti solo perché la società sta rivelando selettivamente le informazioni sensibili. La maggior parte dei mezzi di comunicazione sociale sono metodi perfettamente adatti per la comunicazione con gli investitori, ma non se l’accesso è limitato o se gli investitori non sanno chi le fornisce e dove.
L’altro problema è l’arma a doppio taglio che può rappresentare la pubblicità sul proprio account. L’informazione di questo tipo può essere influenzata da elementi fortemente trasformativi come brevità, personalizzazione, spettacolarizzazione. Potrebbe emergere una differenza tra l’informativa social e quella depositata presso gli organismi di controllo, a favore della prima, più comoda e meglio pubblicizzabile. Ma un fatto è altrettanto certo: gli azionisti continueranno a spulciare anche la documentazione ufficiale.