Quando si parla di mondi online spesso si sentono banali obiezioni del tipo “mi basta già la vita vera” o, peggio, “è solo per sfigati che non riescono a costruirsi una vita vera” e così via. Second Life e i mondi online in generale sono quindi visti come rifugi per persone incapaci di relazioni sociali “vere” nel mondo “vero”.
Premesso che ritengo che ciò che avviene tramite Second Life è tanto vero quanto lo sono le relazioni che si creano in real life (del resto ci si relaziona con altri esseri umani, mica con computers!), ho scoperto che Second Life ha addirittura un importante ruolo terapeutico nella cura dei disturbi sociali.
Non solo, dunque, è uno strumento mediante il quale si instaurano vere relazioni sociali, ma addirittura è uno strumento grazie al quale persone che soffrono di problemi possono affrontarli, capirli e persino curarli.
Katherine Mangan spiega infatti che da tempo sperimentano su Second Life terapie per curare disturbi del comportamento sociale. Vengono ricreati in Second Life ambienti e scenari simili a quelli di real life, ad esempio una festa a casa di amici o un incontro casuale in un parco, e si fa interagire il paziente con un volontario.
Attraverso queste simulazioni il paziente prende confidenza, fiducia e impara cosa fare “in società” e cosa no. Il feedback pare essere estremamente positivo, molti pazienti confessano di essere ora molto più sicuri di sé quando incontrano una ragazza per strada o devono relazionarsi con altre persone in generale.
Insomma, Second Life si scopre ora capace di trovare una dimensione terapeutica, che si aggiunge al ruolo formativo, lavorativo e ludico della piattaforma ormai noto e consolidato.
Sono convinto che quest’anno assisteremo ad una vera e propria esplosione di idee ed opportunità legati ai mondi online, che per le loro dinamiche e caratteristiche peculiari sono terreno fertile per sperimentazioni fino ad oggi impossibili.