Un intervento pubblico tenuto in occasione dell’AlwaysOn Stanford Summit 07 è stato l’occasione per Philip Rosedale, CEO Linden Lab (il gruppo a capo del progetto Second Life), di proporre una visione molto particolare del futuro del web. A metà tra operazione di marketing, rilancio aziendale e forzosa auto-convinzione, l’intervento di Rosedale esprime un punto di vista molto particolare sul futuro della rete vedendo proprio in Second Life un punto di convergenza utile e necessario.
10 anni: è questo il tempo che, secondo Rosedale, ci vorrà prima che la realtà virtuale (di cui Second Life è emblema primo) sostituisca il web come strumento di connessione e comunicazione. Le parole del CEO sono state riportate da SiliconRepubblic, ove il 2017 è descritto come la data in cui SL avrà un’estensione di server tale da surclassare addirittura quella di un colosso come Google.
Un punto della presentazione sembra essere maggiormente condivisibile: un newbie si troverebbe più a suo agio su Second Life che non sul web tradizionale. Passeggiare e incontrare sconosciuti potrebbe essere un sistema molto vicino alla realtà per imparare e per muovere i primi passi e la simulazione di una realtà parallela permette inoltre di non essere mai soli. L’esperienza virtuale sarà inoltre parecchio migliorata nei prossimi anni, secondo l’opinione del CEO Gaia Online, nel momento in cui nuove soluzioni 3D solcheranno il web per proporre rappresentazioni sempre più simulate a partire dalla realtà, piuttosto che da approssimativi modelli di essa.
La realtà odierna, però, è meno rosea per Second Life: i grandi gruppi sembrano aver abbandonato la fascinazione iniziale del progetto e l’utenza non sembra dimostrare particolare attaccamento ai propri avatar ed alle isole visitate. Second Life continua a far parlare, ma il dibattito si è fatto meno aureo e più concretamente legato ai risultati riscontrati. Rosedale vede un futuro dorato per le realtà virtuali, ma Second Life deve oggi paradossalmente fare i conti con la realtà di tutti i giorni.