Conoscere per non dimenticare, raccontare i drammi del passato per scongiurare il rischio che possano verificarsi di nuovo. La memoria della Seconda Guerra Mondiale è ancora viva nelle generazioni che l’hanno vissuta direttamente, ma rischia di essere messa in secondo piano da quelle più recenti. Grazie alla nuova iniziativa messa in campo dal Google Cultural Institute, la tecnologia tanto utilizzata dai giovani diviene il mezzo d’accesso ad un vasto archivio di materiale dall’incalcolabile valore storico.
Il gruppo di Mountain View ha pubblicato un nuovo canale dedicato al conflitto che, fra il 1939 e il 1945, ha cambiato per sempre il destino dell’intero pianeta. Opere rare e significative, poster di propaganda, immagini relative alla ricostruzione, fotografie dei soldati, articoli di giornale e molto altro ancora: tutto a portata di click, liberamente accessibile. È il progetto realizzato da bigG a 70 anni di distanza dalla fine della guerra, che ha visto anche il nostro paese interessato in prima linea.
In occasione del 70esimo anniversario della fine della guerra, Google Cultural Institute ha collaborato con 27 Musei e istituzioni culturali in tutto il mondo per portare online importanti e rare collezioni storiche. Queste istituzioni sono custodi della mostra memoria storica e contribuiscono a proteggere e condividere storie e documenti critici del passato.
In Italia, ad esempio, l’Istituto Storico della Resistenza in Toscana racconta, attraverso materiale fotografico, articoli dell’epoca e documenti, le storie dei soldati alleati di origine italiana, provenienti da Stati Uniti, Brasile e dai paesi del Commonwealth. Spesso accusati all’estero di appoggiare il regime fascista, combatterono su vari fronti dimostrando piena lealtà ai loro territori di adozione.
Attraverso le opere ospitate dal Museo MAGA, invece, si racconta la storia del premio Gallarate, nato nel 1949 per rivitalizzare il nostro territorio brutalmente segnato dal conflitto. L’esposizione, disponibile anche in versione di applicazione mobile grazie ad una recente iniziativa firmata Google, permette di conoscere come gli artisti degli anni ’50 e ’60 hanno scelto di narrare il conflitto.