Entro pochi anni le self-driving car saranno in strada, pronte ad evolvere l’attuale concetto di mobilità in chiave intelligente e sostenibile. Oltre che ad un balzo in avanti dal punto di vista tecnologico e culturale, servirà anche un adeguamento delle normative attualmente vigenti. Una spinta decisa arriva oggi dal Department of Transportation statunitense, con la stesura di una prima policy.
Il documento contiene 15 punti che gli automaker dovranno prendere in considerazione, affinché i veicoli possano risultare in linea con i requisiti richiesti e dunque operare sulle strade pubbliche senza rischi per la collettività. Si parla delle modalità di raccolta e condivisione dei dati durante gli spostamenti, di come certificare la bontà dei sistemi di bordo e persino di come una vettura a guida autonoma dovrà comportarsi in seguito ad un incidente. Altre tematiche trattate interessano l’interfaccia utente e gli accorgimenti da implementare per tutelare la privacy di chi viaggia.
Il dipartimento stabilisce inoltre una divisione di compiti e responsabilità tra gli organismi federali e quelli che governano i singoli stati: ai primi spetta definire gli standard di sicurezza, gestire eventuali problematiche legate all’affidabilità e accertarsi che siano rispettati i requisiti richiesti, agli altri invece l’autorità per emettere le licenze di guida, l’obbligo di registrare le vetture in circolazione e di condurre indagini o controlli. Per sintetizzare, i federali si occuperanno delle fasi di guida gestite in modalità self-driving, i singoli stati invece di tutto ciò che accade quando un conducente in carne ed ossa impugna il volante.
Senza addentrarsi nei dettagli tecnici e legali della documentazione, la parte più interessante risulta quella tradotta di seguito, dalla quale emerge la fiducia del dipartimento nei confronti delle tecnologie di guida autonoma.
La policy si basa sulla visione che i veicoli autonomi introdurranno potenziali enormi benefici per quanto riguarda sicurezza, mobilità e sostenibilità.