Ci sono selfie che nessuno vuol vedere (i vostri in riva al mare o in montagna) e altri che invece si rendono protagonisti di storie singolari e che meritano di essere raccontate. Quello scattato da un macaco nel 2011 in Indonesia rientra senza alcun dubbio in quest’ultima categoria.
L’episodio è ben noto: il fotografo naturalista David J Slater si è recato nel paese del sud-est asiatico per realizzare un reportage sul cinopiteco (o macaca nigra), una specie a rischio estinzione. Nel corso della spedizione ha deciso di lasciare la propria fotocamera in un punto frequentato dalle scimmie, montata su un treppiede, allontanandosi e lasciando il comando a distanza dello scatto inserito. Di lì a poco si avvicina un esemplare femmina che, incuriosito dall’attrezzatura, preme più volte il pulsante dell’otturatore. Alcuni dei file così ottenuti sono risultati inutilizzabili, altri possono invece essere considerati dei veri e propri autoscatti, come quello visibile di seguito.
The selfie monkey Naruto goes to the 9th Circuit Court of Appeals https://t.co/MyY4Az23sG pic.twitter.com/jqhsZbRN6u
— Motherboard (@motherboard) July 16, 2017
Slater pubblicò poi le immagini in una serie intitolata Monkey Selfies e vendendole all’agenzia stampa Caters. L’episodio che gli è valso la notorietà ha però dato il via anche a una battaglia legale che prosegue ancora oggi e che vede il fotografo impossibilitato a riconoscere la paternità degli scatti. Tutto ruota attorno a un quesito: il copyright può essere attribuito a Slater se (come sostenuto dai tribunali) non coinvolto in modo diretto nell’atto creativo? Inoltre, l’immagine è da ritenere di dominio pubblico considerando che il macaco non costituisce persona giuridica?
Finora i giudici hanno dato ragione (non imponendone la rimozione) a Wikimedia Commons e agli altri portali (Techdirt e Daily Mail tra i primi) che hanno pubblicato gli scatti senza preventivamente ottenere alcun tipo di licenza, basandosi dunque sul principio del fair use o ritenendo in questo caso il diritto d’autore ineleggibile.
Dello stesso parere l’U.S. Copyright Office, che nel dicembre 2014 ha messo nero su bianco come le opere create da essere non umani non possano essere soggette al diritto d’autore, citando in modo esplicito tra gli esempi una “fotografia scattata da una scimmia”. L’anno successivo è scesa in campo anche PETA (People for the Ethical Treatment of Animals), chiedendo l’attribuzione del copyright al macaco così da poter raccogliere i proventi legati allo sfruttamento della fotografia e destinarli alla tutela della specie, ma senza successo.
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Dal canto suo, Slater afferma di trovarsi al momento in difficili condizioni economiche per via delle spese legate fin qui sostenute. La sua posizione è chiara e condivisibile: senza la sua esperienza nell’ambito della fotografia naturalistica, senza la sua conoscenza di quella particolare specie e del suo habitat, senza l’intuizione di abbandonare la fotocamera in quel punto preciso per lasciarla in balia delle scimmie, l’autoscatto non sarebbe mai stato realizzato. Questi elementi, secondo il parere di chi scrive, possono essere ricondotti a un contributo di fondamentale importanza nell’atto creativo.