La storia è ben nota: nel 2011 il fotografo David Slater si recò in Indonesia per un reportage sul cinopiteco. Dopo aver abbandonato la propria macchina su un cavalletto, un esemplare femmina (soprannominata poi Naruto) si avvicinò e incuriosita iniziò a realizzare degli autoscatti: il risultato è il celebre selfie del macaco. Un’immagine destinata a entrare nella storia, ma che trascinò il suo autore in una lunga e dispendiosa battaglia legale, iniziata nel 2015 e ora giunta a conclusione.
L’organizzazione animalista PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) chiese infatti al giudice di attribuire al macaco la paternità dell’autoscatto, poiché responsabile di aver fisicamente premuto il pulsante dell’otturatore. La legislazione statunitense, però, non prevede il riconoscimento del copyright a un animale. Ora le parti sono giunte a un accordo, prima dell’intervento della Corte d’Appello federale: David Slater detiene il diritto d’autore della fotografia, ma si impegna a devolvere il 25% di tutti i guadagni ad essa correlati ad associazioni impegnate nella tutela dell’ambiente naturale di Naruto e dei suoi simili. Questo un estratto dal comunicato ufficiale.
Come parte dell’accordo, Slater ha accettato di donare il 25% di tutti i futuri proventi legati all’utilizzo o alla vendita dei selfie della scimmia a organizzazioni che si occupano di proteggere l’habitat di Naruto e degli altri macachi in Indonesia.
The selfie monkey Naruto goes to the 9th Circuit Court of Appeals https://t.co/MyY4Az23sG pic.twitter.com/jqhsZbRN6u
— Motherboard (@motherboard) July 16, 2017
La conclusione della vicenda pare la più sensata possibile: dopotutto, senza la conoscenza dell’ambiente e della specie animale in questione da parte di Slater, così come senza la sua intuizione di abbandonare la fotocamera in quel punto preciso, il selfie del macaco non sarebbe mai stato realizzato. L’atto creativo non si può ridurre alla semplice pressione di un pulsante, ma si deve valutare nella sua complessità e interezza. Al tempo stesso, i profitti generati dallo sfruttamento dell’immagine contribuiranno a salvaguardare l’habitat di Naruto, inconsapevole protagonista di uno degli autoscatti più celebri e discussi della storia.