Sempre in America e sempre lontano da noi anni luce (ma non tanto tecnologicamente quanto mentalmente), sembra che il video online sia sempre di più una soluzione, non un esperimento.
Infatti molto del materiale che gira per i festival che di solito non vedrebbe il buio della sala ma solo (e a volte) un uscita diretta in DVD, sta avendo buoni riscontri online. Il crescere dei costi di distribuzione infatti induce sempre di più a pensare anche ad una distribuzione alternativa o in molti casi questa è un ottimo modo per testare le potenzialità di un prodotto.
IFC compra da Cannes e altre piattaforme attingono a piene mani dal Tribeca Film Festival: i prodotti minori trovano sbocchi diversi, cercando una diversa redditività per evitare l’oblio o una improbabile distribuzione in una sala su tutto il paese.
Non è una caso dunque che proprio ora in molti decidano di far uscire i propri film in vendita o noleggio in rete contemporaneamente al DVD. Ancora non ci sono cifre e numeri ma la distribuzione alternativa sta dimostrando come non intenda uccidere la sala: il timore atavico di tutti i produttori e distributori (specialmente in un paese tecnologicamente ignorante come il nostro) è ancora una volta fasullo.
La rete non uccide la sala, come non uccide la musica; la rete trova strade alternative, genera nuove forme di distribuzione e soprattutto (se la si sfrutta con un minimo di testa) nuovo indotto economico del quale beneficia non solo chi applica le nuove dinamiche, ma tutta l’industria. Gli Stati Uniti stanno facendo come al solito da apripista, e si spera che quello che si sperimenta lì apra anche le mentalità di qui.
Distribuire online, vendere, noleggiare, regalare e condividere può creare (necessariamente col tempo) opportunità nuove alle quali ora non riusciamo a pensare. Credere che questo sia in conflitto con il cinema in sala che ha ragioni d’esistere e ragioni d’acquisto (del biglietto) completamente diverse è oltre retrogrado anche totalmente illogico.