La mela alla conquista degli uffici: non è il nome del prossimo colossal targato Disney, ma il trend che viene a galla dall’analisi di mercato condotta dalla Enterprise Desktop Alliance. Il mondo enterprise, infatti, risulta sempre più permeato di prodotti Apple, e le previsioni per il futuro sono piuttosto rosee per la società fondata circa quattro decadi or sono da Steve Jobs.
Lo studio coinvolge 460 responsabili del settore IT di diverse aziende, per un parco macchine totale di oltre 3 milioni di unità. Il minimo comune denominatore delle risposte dei vari interessati è piuttosto chiaro: in ambienti lavorativi l’esperienza d’uso dei Mac ha un’influenza più che positiva sulla produttività, e l’intenzione è quella di puntare forte nella direzione che porta al mondo di Cupertino.
Le proiezioni per il 2011 parlano di un passaggio da una percentuale di diffusione negli uffici pari al 3,3% nel 2009 ad una pari di poco superiore al 5%. Nello stesso periodo, inoltre, si legge che il 25% dei nuovi computer installati negli ambienti lavorativi saranno Mac, in particolare in quelli dove la presenza di altre macchine prodotte da Apple ha permesso agli addetti ai lavori di apprezzare le indiscusse qualità dei prodotti di Cupertino. In tali casi, infatti, si prevedono aumenti ancora maggiori, con i Mac che rappresenteranno il 10% dei computer rispetto al 5% attuale.
Secondo quanto descritto dai numeri resi noti dall’analisi, il 65% degli intervistati ha rivelato che la propria azienda possiede almeno un Mac, mentre il numero di quelle che possono vantare un numero consistente di prodotti Mac aumenterà del 70% nel 2011. Le motivazioni di tale incredibile successo sono molteplici: dall’integrazione con altri ambienti operativi (Windows in primis), che rende semplice il trasferimento di file tra PC e Mac, alla sicurezza, punto fondamentale nell’economia dei sistemi Apple, alla possibilità di gestire comodamente numerosi aspetti aziendali al supporto, fino alla documentazione offerta dalla società della mela ai propri utenti.
Photo credit: Rudolf Schuba