Il numero della mamme e dei papà presenti su Facebook cresce del 20% ogni anno. Molti hanno sempre creduto che la crescita demografica dell’utenza sul sito dimostrasse che Big F era il primo vero esempio di social capace di contenere tutte le generazioni. Ma questa improvvisa passione per il web 2.0 era sospetta e una ricerca ha svelato le ragioni molto più prosaiche di questo ingresso: i genitori cercano di monitorare i figli. Peraltro, con scarsi risultati.
La conclusione dell’Education Database Online (sintetizzata in una divertente infografica da Mashable) è che almeno un genitore su due – in particolare le madri – è un utente di basso livello di attività, intento a controllare i post del figlio, i post degli amici del figlio, e a controllare i tag delle immagini: dal 41 al 29% dei casi. E lo fanno il 99% dei genitori, statistica impressionante. Solo l’un per cento degli adulti con figli non spia la loro timeline.
Quindi, come stanno commentando i blog americani, «attento, tua mamma ti guarda», ma al di là dei toni scherzosi, la ricerca rivela la scarsa conoscenza del setting della privacy sia da parte dei genitori che dei loro figli. Per la precisione, gli adolescenti sono abili a impedire ai genitori di controllarli, ma in almeno un caso su tre questo tipo di rapporto – anche quando concesso dai minori – finisce con un unfriending. Caso differente quello degli under 13, che invece chiedono aiuto ai genitori per aprire un account – che non potrebbero altrimenti avere – ma è solo questione di tempo. Arrivati al limite d’età consentito nascono i primi imbarazzi.
Lo studio è interessante anche nello stabilire come i genitori americani – e non c’è ragione di credere che in Italia la situazione sia granché differente – hanno ingaggiato una battaglia persa in partenza. Per due ragioni: Facebook è sempre più impegnato sul terreno del rispetto della privacy e il nuovo Graph Search dovrà mantenere le promesse proprio in merito al possibile spionaggio di adulti sui minori; inoltre, i più giovani sono sbarcati su altri social e applicazioni come Pinterest, Instagram, Tumblr, che gli adulti con figli anche quando possiedono uno smartphone generalmente non conoscono.
Il risultato è che milioni di persone hanno arricchito il social con la loro presenza per la ragione più sbagliata e senza ottenere il loro scopo.