Sergey Brin, intervenuto nei giorni scorsi sulle pagine del quotidiano britannico The Guardian a proposito della libertà in Rete, torna a pronunciarsi oggi sull’argomento con un lungo messaggio pubblicato sul profilo personale Google+. È attraverso il social network di Mountain View che il co-fondatore del motore di ricerca torna parzialmente sui propri passi, soprattutto per quanto riguarda le sue precedenti dichiarazioni relative ad Apple e Facebook.
Secondo il punto di vista di Brin, sia il giornalista che i navigatori hanno frainteso il vero significato delle sue parole. Anziché definire i due concorrenti un pericolo per la libertà di Internet, il padre di Google intendeva evidenziare come oggigiorno le nuove realtà che desiderano emergere nel Web trovano maggiori difficoltà rispetto al passato, a causa di vincoli e restrizioni non esistenti quanto l’accoppiata Page-Brin diede vita a bigG.
Per essere chiari, provo grande ammirazione per due aziende come Apple e Facebook. Ho sempre apprezzato i prodotti della mela morsicata, tanto che in questo momento sto scrivendo il post dal mio iMac, utilizzando la tastiera Apple che mi accompagna da ben sette anni. Allo stesso modo, penso che Facebook abbia aiutato centinaia di milioni di persone a restare in contatto, rappresentando anche uno strumento indispensabile per la libertà di espressione politica durante la Primavera Araba.
Sono diventato un imprenditore negli anni ’90, nel pieno boom di quello che possiamo definire Web 1.0. Al tempo Yahoo! ha creato una directory indicizzando i siti di tutto il mondo senza chiederne il permesso a nessuno, eBay ha guadagnato rapidamente tutto il mercato delle aste online senza dover pagare nulla agli ISP, PayPal l’ha fatto con le transazioni monetarie online e Amazon per quanto riguarda l’e-commerce. Oggi, invece, avviare un’impresa su Internet significa dover affrontare un gran numero di ostacoli.
Le critiche di Sergey Brin, dunque, sono da intendere esclusivamente in riferimento alle misure di censura messe in atto dai governi di alcuni paesi, così come ad alcune proposte di legge che hanno riguardato di recente anche gli Stati Uniti e l’Italia.