Non ha mai voluto ammetterlo, ora però non si può nascondere: anche Sergey Brin ha un profilo Facebook. Nella grande rivoluzione di Google in questo 2011 il ruolo di nuovo CEO di Larry Page ha messo un po’ in disparte l’altra mente del motore di ricerca, che si sta occupando da gennaio della “social media strategy“, cioè di come Big G debba rispondere all’esplosione dei social network.
L’aspetto bizzarro di Brin è che fino a ieri aveva sempre sostenuto di non avere un account Facebook (società che con Mountain View non va molto d’accordo, anche per conflitto di interessi come con Twitter), ma un blog l’ha smentito clamorosamente. Ryan Tate su Gawker, infatti, l’ha come si suol dire “beccato”.
Un risultato nient’affatto semplice, visto che su Big F ci sono almeno una dozzina di omonimi e fake e decine di pagine fan, tutte con lo stesso nome. Ma il blogger ha fatto una scoperta:
“Il vero profilo di Brin va sotto il nome di Sergey Sergey, è invisibile a chiunque con una ricerca pubblica, non si può vedere il profilo sulla lista di altri amici, Ancora più importante, le persone che sono amici con Sergey Sergey non possono vedere chi sono i suoi altri amici.”
Insomma, una vera mania quella di Brin, che certamente non sarà contento di essere stato smascherato. Il suo profilo, infatti, ora è raggiungibile. Ma perché tanta riservatezza?
Le teorie sono tante, e stanno divertendo la blogosfera. Le note sul profilo hanno permesso di ricostruire che le sue amicizie si riducono ad alcuni veterani di Google passati ad altre aziende, come un certo Bret Taylor, ex manager passato. Indovinate dove? Bravi: proprio a Facebook.
Forse era proprio questo quello che voleva nascondere Brin: la frequentazione sul social network con alcuni esperti da un angolo visuale semi-nascosto. E qualcuno già parla di complotto anti-Facebook o spionaggio per arrivare all’ormai famoso social targato G, il Facebook-killer, o Google Me.
Insomma, pare che l’iniziativa del “+ 1” sia solo l’inizio, e che negli angoli remoti dell’universo di Big G si nascondano dei carbonari 2.0.