Tre considerazioni.
Primo. Da qualche tempo si parla di “crisi del blogging”. È un catastrofismo naturale che compensa l’esaltazione iniziale, un modo per rendere fenomeno quella che è una semplice tendenza. Di blog ce ne sono sempre di più e sempre più ricchi, ma il peso specifico di ognuno scende. Non si guardi al caso specifico, sarebbe fuorviante: l’attenzione che si può dedicare ai blog è costante, mentre aumentano i blog di potenziale interesse. La formula matematica (spannometrica) vuole che aumentando il divisore e tenendo costante il dividendo, il risultato tende a diminuire. Tende allo zero. Tende al semplice “ping”.
Secondo. Dopo la dipartita di Eluana Englaro si sono moltiplicati i commenti del tipo “silenzio”, “ora si taccia”, eccetera. Come ha saggiamente proposto Roberto Dadda: «Non mi era mai capitato come questa mattina di leggere tanta gente che afferma che non si dovrebbe scrivere e di ascoltare tanti affermare che non bisognerebbe parlare. Tutti inneggiano il silenzio, ma pochi resistono alla tentazione di urlare che ci sono anche loro, blogger compresi». Tutti quei commenti non erano un contenuto, quanto più un modo per segnalare la propria partecipazione alla discussione. Ancora una volta, un semplice “ping”.
Terzo. Twitter cresce, Facebook lo copia. Da ieri anche FB ha attiva la funzione “like”, un modo semplice e rapido per partecipare ai contenuti altrui con un semplice click. Non serve pensare un messaggio, non serve rispondere: basta un click, per segnalare la propria partecipazione, la propria presenza. Basta un “ping”.
Primo, secondo, terzo. Tre casi, tre indizi, una prova.